Arancina o arancino?

Una delle più grandi diatribe lessicali riguarda proprio il nome delle arancine, rustici tipici siciliani. Secondo te sono femminili o maschili?

La Crusca ha deliberato: i due generi coesistono. Si può chiamare il goloso manicaretto siculo col nome “arancina”, oppure al maschile “arancino”. Ma da cosa dipende questa scelta?

Lingue e varianti

Nonostante la dicitura “arancina” sia più frequente e utilizzata anche dagli stessi siciliani, la variante maschile ha una propria ragion d’esistere. In dialetto siculo il frutto dell’arancio si definisce “aranciu”, al quale si lega il diminutivo “arancinu”, italianizzato in “arancino”. Questo perché la distinzione di genere che detta l’uso del femminile per il frutto e del maschile per l’albero, è stata sancita solo nella seconda metà del Novecento. Ciò ha dato modo alle due varianti di coesistere fino ad oggi, e di essere utilizzate in maniera deliberata per parlare non solo di veri e propri frutti, ma anche della succulenta pietanza sicula.

Questione di forma?

C’è l’ipotesi che il genere attribuito a questa preparazione dipenda dalla forma che le si dà. Chiariamo: le arancine (usiamo il femminile poiché è la forma più diffusa e usata anche dai siciliani) sono disponibili in due formati. Ci sono quelle a punta e quelle tonde. Le prime sono solitamente ripiene di ragù di carne, piselli, provola e talvolta anche mezzo uovo sodo. Quelle tonde, invece, sono farcite con spinaci e mozzarella, melanzane e provola o ancora burro e prosciutto cotto.

La variante tonda è quella definita palermitana, realizzata aggiungendo anche dello zafferano in polvere al riso. Nella parte orientale dell’isola, le arancine hanno forma oblunga e, in particolar modo nella provincia di Ragusa, il riso non viene insaporito con nessuna spezia.

In entrambi i casi, l’iter di preparazione non varia. Per prima cosa bisognerà cuocere il riso e preparare il ripieno desiderato. Quando entrambi saranno completamente freddi, creare col riso delle sfere (o una sorta di piramidi) di media dimensione e farcirle con un cucchiaio circa di ripieno. Richiudere e passare le arancine in una pastella a base di acqua e farina, successivamente nel pangrattato. Friggere in abbondante olio e servire calde.

Ma sul gusto non si discute!

Tonda o piramidale, l’arancina è senza senza dubbio una delle preparazioni sicule più conosciute anche a livello internazionale. Le sue origini si collocano nel periodo della dominazione araba (IX-XI sec.) in Sicilia, i cui influssi sono ancora visibili in tanti altri piatti tipici di questa regione. Gli Arabi erano soliti appallottolare del riso cotto con lo zafferano nel palmo della mano, e condirlo poi con carne di agnello. Come notava Giambonino da Cremona (medico e studioso di fine 1200) nel Liber de ferculis, gli Arabi tendevano a chiamare tutte le loro simil polpette con il nome di un frutto che gli somigliasse. Ecco allora nascere le arancine, ispirate all’agrume di cui l’isola è sempre stata ricca.

Per cui mettete da parte il genere, la forma o il ripieno, e gustate il rustico siciliano più amato di sempre!