Birra: una storia al femminile

Birra, barbecue e... barba? La bevanda luppolata è spesso associata all'universo maschile, ed è pregiudizio comune che le donne non la apprezzino particolarmente. Niente di più falso: non solo le consumatrici di birra sono in forte crescita, ma la storia stessa della bevanda ha uno stretto legame con il genere femminile.

Donne e birra nell'antichità

Le donne sono state per secoli coltivatrici, produttrici e persino protettrici della famosa bevanda luppolata.

In Mesopotamia e in Egitto, dove furono ritrovate le prime testimonianze della fermentazione dell’orzo, le divinità legate alle messi e dunque alla birra erano tutte di genere femminile. Una è la dea sumera Ninkasi, figlia di Enki, dio dell'acqua: ingrediente fondamentale nella produzione della birra.

Anche presso i Romani – che prediligevano sempre il vino – la birra era legata alla dea Cerere. Con alcune delle messi che proteggeva, in particolare orzo e avena, veniva prodotta una bevanda fermentata molto simile alla birra, la cerevisia. È o non è secondo voi l'antenata della “cerveza” spagnola?

Medioevo ed età moderna

La nostra idea di Medioevo è costellata di immagini, storie e leggende sui monaci trappisti, ma non tutti sanno che anche i conventi femminili erano dediti alla produzione di birra! Si dice che fu proprio una monaca, Hildegard von Bingen, la prima a sistematizzare gli studi sul luppolo.

Nelle campagne e nei villaggi la produzione continuava a essere una pratica per lo più femminile: tanto è vero che ancora in età moderna, nel 1700, circa l’80% delle licenze di birraio era in mano a donne, le famose Ale Wives.

Nuovo mondo

Tra le abitudini europee importate in America dai coloni c’è anche quella della produzione femminile della birra, sia nelle taverne sia nelle case. La prima brewster (termine inglese per indicare la donna birraia) fu Mary Lisle, che rilevò nel 1734 il birrificio del padre a Philadelphia. Seguì Martha Wayles, la moglie del terzo presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson: una brassatrice casalinga così zelante da superare il marito Thomas, passato alla storia come appassionato produttore amatoriale.

Spostandoci in Sudamerica, scopriamo che gli Inca realizzavano la birra in maniera assai curiosa. Il compito tanto importante quanto bizzarro (almeno ai nostri occhi) era affidato alle bambine di età compresa fra gli 8 e i 10 anni. Dovevano masticare il granturco e poi sputarlo in tinozze piene di acqua calda, prima di lasciar macerare il tutto per alcune settimane. La pre-masticazione di sostanze amidacee facilita il successivo processo di fermentazione alcolica da parte di microorganismi diffusi nell’ambiente. Queste birre cosiddette insalivate – a cui appartengono le sudamericane chicha (prodotta dal mais) e cauim (ottenuta dal tubero di manioca) – non esisterebbero senza uno dei più antichi rituali brassicoli che vede protagoniste le donne!

Nonostante con l’industrializzazione la produzione di birra sia passata quasi del tutto in mano maschile, oggi le donne coinvolte nel processo di birrificazione sono in crescita. Non parliamo solo di estimatrici ma anche di vere e proprie produttrici della bevanda. Già alla fine degli anni ‘90 negli Stati Uniti le donne erano tornate a produrre birre artigianali per soddisfare una crescente richiesta di mercato.

In Italia invece, le donne birraie si riuniscono sempre più spesso in associazioni che promuovono e valorizzano la birra artigianale, con lo scopo di sostenersi a vicenda. E siamo anche il primo paese per numero di consumatrici: più del 60% delle donne italiane apprezza la birra!