L’inverno è arrivato e i giorni più freddi dell’anno ci aspettano. Chi non desidererebbe un bel camino, davanti al quale sedersi e “farsi coccolare” (non prendiamoci alla lettera) dalle fiamme?
È risaputo che il fuoco fu una delle prime scoperte fatte dall’uomo sulla terra, ma non è proprio semplice scoprire se già migliaia di anni fa qualcuno lo utilizzava all’interno delle abitazioni.
Certo è che, da quando è stato inventato,il caminosi è evoluto e adattato alle esigenze dell'uomo.Per una descrizione a tutto tondo bisognerà perciò partire dal tradizionale per arrivare al più innovativo, passando per qualcosa che camino non è, ma merita una menzione.
Il classico, tradizionale e più presente nelle case, per ora.
Genera relax e senso di affetto solo a guardarlo. L’odore che si propaga dalla piccola struttura in mattoni, o in cemento, o in metallo, o in pietra (chi più ne ha più ne metta) può piacere e non piacere, ma resta comunque inconfondibile.
Il freddo ci tiene lontani dal barbecue, allora si può cuocere la carne sul camino, la canna fumaria porterà via gran parte degli odori.
Il focolare, ovvero la parte interna dove avviene la combustione, può anche essere coperto da un vetro resistente che rimane freddo all’esterno, in modo da evitare pericoli di ustione. Il sistema “a focolare chiuso” è ritenuto più conveniente dal punto di vista del riscaldamento, poiché il vetro di cui è fatto il rivestimento è solitamente termico, capace cioè di trattenere il calore a lungo.
Negli anni ’50 un venditore di mangimi decise, per rendere più facile il trasporto, di pressare tutti gli alimenti che componevano il cibo per animali. Ne uscirono dei piccoli cilindri perfetti per gli allevatori, poiché riuscivano a distribuire in maniera più precisa il mangime.
Negli anni ’70 arrivò poi la crisi petrolifera e un giovane ingegnere americano fece di necessità virtù. Prese gli scarti del legno e decise di pressarli, proprio come faceva quell’anziano venditore di mangimi. Nacque in questo modo il pellet di legno, che venne sfruttato inizialmente solo a scopo industriale come alternativa ai combustibili più costosi. Negli anni ’90 circa, iniziò ad assumere la funzione che conosciamo oggi: riscaldare le nostre case.
Ma perché legno e pellet sono in competizione nel mercato, se il 98% (almeno) del pellet per riscaldare è costituito proprio da legno?
Basandosi solo sul materiale, pressando il legno si va a diminuirne il volume ma ad innalzarne la densità: in questo modo, a parità di peso, il pellet ha una capacità di combustione doppia rispetto al legno.
Tutte le altre possibilità di risparmio attribuite al pellet derivano dalla lungimiranza dei produttori: sono state create delle “macchine” (le stufe) altamente efficienti e che si adattano perfettamente alla combustione del materiale pressato. Le migliori in circolazione sono però le caldaie a pellet, che costituiscono dei veri e propri impianti di riscaldamento: si può programmare l’accensione e lo spegnimento, la canna fumaria è poco ingombrante e l’impianto chiuso non lascia uscire fumo e cattivi odori. Inoltre la cenere che si genera è decisamente minore rispetto al classico legno, poiché il pellet si brucia quasi completamente (a causa della minore umidità).
Altro fattore determinante se si ha a disposizione poco spazio: il pellet si vende in sacchi da 15 kg (solitamente), perciò non richiede sforzi eccessivi per essere trasportato ma soprattutto non c’è bisogno di un luogo in cui tenere le scorte di legna.
Tuttavia, è corretto spezzare una lancia a favore dei camini tradizionali: gli impianti a pellet sono stufe o caldaie, non camini, perciò la sensazione visiva della fiamma scompare quasi del tutto. (Piccola curiosità: sapevi che anche il legno ha una propria stagionatura?)
Quelli che invece si fanno soprattutto vedere, più che “sentire”, sono i nuovi “camini finti”.Ne esistono diversi tipi, ognuno con caratteristiche estetiche e impatto economico diversi.
Il caminetto elettrico ad esempio può essere usato a mo’ di quadro, appeso al muro, oppure al centro della stanza ma anche in bagno. Le lampadine a fibra ottica creano un’illusione affascinante: sembra di trovarsi di fronte a un vero e proprio camino che brucia legna. Anche se dotati di un’ottima capacità riscaldante, questi strumenti non sono in grado di trattenere il calore a lungo: una volta spenti, la stanza torna velocemente a raffreddarsi.
I caminetti a gas offrono lo stesso impatto visivo dell’elettrico, riscaldando gli ambienti tramite aria calda umidificata. Sono dotati di un apposito sistema di sicurezza che, se dovessero verificarsi fuoriuscite di fumo o di fiamma, blocca automaticamente il rubinetto del gas.
La soluzione che sembra al momento più ecosostenibile si chiama caminetto a bioetanolo. Il materiale è ricavato interamente da sostanze naturali, quindi è biodegradabile al 100%. Questo tipo di riscaldamento inoltre ha un impatto ambientale decisamente basso, con scarsa emissione di monossido di carbonio.
I caminetti a bioetanolo sono completamente automatizzati: è possibile addirittura regolare l’altezza della fiamma.
Bisogna dire innanzitutto che tutti i sistemi menzionati possono essere integrati con altri sistemi di riscaldamento, come anche tra di essi. È possibile, ad esempio, installare un camino o una stufa all’interno di un’abitazione che è dotata di termosifoni.
Dal punto di vista meramente economico si può affermare che le soluzioni più convenienti sono il tradizionale camino a legna e la stufa a pellet. Tra i camini finti il più economico sarebbe quello a gas, seguito dall’elettrico. All’ultimo posto si collocherebbe il bioetanolo, proprio per l’elevato costo del materiale.
La “classifica” stilata andrebbe rivista se si volesse considerare un risparmio a 360° (di tempo, di spazio, di fatica ecc.), ma c’è da tenere in considerazione altri fattori importanti, come ad esempio la grandezza dell’abitazione o delle stanze in cui si collocano i camini.