Il ciliegio appartiene al genere Prunus, della famiglia delle Rosaceae. Nello stesso genere troviamo albicocco, pruno, e pesco, tutti alberi che danno come frutti delle drupe carnose (ovvero frutti che racchiudono un nocciolo legnoso).
Alcuni ritrovamenti archeologici dimostrano che le ciliegie facevano parte dell'alimentazione umana sin dall'età del bronzo e ancora oggi sono uno dei frutti più amati, a cui è davvero difficile resistere (e dire che abbiamo rischiato di perderle!).
Come resistere davanti a una fruttiera colma di ciliegie? Non siamo in grado di dire da dove nasca il detto in questione; ma sappiamo che il colore rosso vivo, la loro naturale dolcezza e la quantità di vitamine che contengono, rendono le ciliegie un frutto a dir poco irresistibile. Ricche di fibre e dal forte potere diuretico, sarà comunque meglio non abusarne.
Nella mitologia greca, l’albero di ciliegio era sacro ad Afrodite, dea della bellezza e dell’amore. Ecco perché la ciliegia è considerato un vero e proprio portafortuna per gli innamorati di tutto il mondo. Sapevi che in Sicilia le migliori dichiarazioni d’amore si fanno tutt’ora all’ombra di un ciliegio in fiore?
Sfatiamo il mito che un nocciolo delle ciliegie contenta sufficiente acido cianidrico per tramortire chiunque le mangi. Ingoiare uno o due noccioli per errore non causerà grossi danni all’organismo di un adulto sano. Evita comunque di ingoiarli di proposito e anche di gettarli, visto che sia in cucina che nel riciclo creativo potranno sempre tornare utili. I noccioli potranno essere lasciati a macerare nell’alcol per realizzare grappe e liquori, oppure puliti per creare originali braccialetti e cuscinetti termici, utili ad alleviare dolori cervicali e mestruali.
Anche se le varietà esistenti sono tantissime, possiamo distinguere due tipologie principali di ciliegie: le tenerine, più piccole e dalla polpa più tenera, e le duracine, croccanti e di colore rosso intenso. Questa seconda varietà, più scura e carnosa, è perfetta per realizzare un dolce come il Clafoutis. La storia di questo dessert inizia nel XIX secolo, quando veniva preparato per essere consumato dai braccianti nei campi del Limousin. Sulla sua etimologia siamo ancora incerti: secondo alcuni la parola deriverebbe dall’occitano clafir, che significa riempire. Per altri, invece, l’origine del nome potrebbe risalire al latino clavum figere, ovvero conficcare un chiodo, con riferimento alle ciliegie che vengono quasi “piantate” nell’impasto.