Oggi facciamo il giro del mondo alla ricerca delle bevande alcoliche più bizzarre.
Partiamo dai nostri vicini di casa: in Spagna una giovane azienda ha messo in commercio un vino dal colore blu. Si tratta di un composto di uve bianche e rosse a cui vengono aggiunti dei coloranti organici come le antocianine, che si trovano nella buccia dell’uva.
Proseguiamo con una novità britannica: il Naga Chili Vodka, bevanda a base di Naga Jolokia, uno dei peperoncini più piccanti del mondo. Solo per coraggiosi!
Da queste parti, in Galles, si produce un gin infuso di alghe marine. Queste piante, raccolte dalla costa Celtica, vengono lasciate macerare per tre settimane insieme a limone, timo, pepe e, per non farci mancare alcun sapore marino, sale.
Ci spostiamo a Est, dalle parti della Mongolia e del Kazakistan, e incontriamo il kumis, che Marco Polo chiamava chemisi. Un fermentato di latte di giumenta: pare che anche Tolstoj ne facesse uso per fuggire dalle sue preoccupazioni.
Siamo in pieno oriente, dalle parti del Vietnam, e troviamo un vino di riso che ospita un inquilino decisamente inquietante: un cobra! È lo snake wine, una bevanda consumata da più di 3.000 anni. Principalmente vengono impiegati serpenti velenosi: ci pensa l’etanolo ad annullare gli effetti pericolosi di queste sostanze.
Continuando il nostro giro intorno al mondo, troviamo anche in Messico un alcolico dagli infusi animaleschi: il popolarissimo Mezcal. Come è noto, la bottiglia di questa bevanda contiene un verme: in realtà si tratta di una larva di coleottero.
Restiamo in America, poco più a Sud: in Perù si consuma la chicha de jora dai tempi degli Inca. Si tratta sostanzialmente di una birra di mais: leggenda narra che durante l’impero di Tupac Yupanqui le piogge deteriorarono i silos dove si immagazzinava il mais, causando la fermentazione dei grani. Questi vennero gettati, ma un vagabondo, frugando nella spazzatura, decise di consumarlo e si ubriacò.
Cosa c’è di strano con una birra di mais? In alcune piccole comunità, invece che utilizzare il processo di germinazione del grano, questo viene masticato e sputato! Si tratta di un’usanza comune tra le civiltà antiche: in Giappone il sake veniva fatto così.
Concludiamo in nostro giro a Nord, negli Stati Uniti, ma con uno sguardo (sconsolato, forse) verso l’Italia: la birra “Mamma mia!” è ottenuta dalla fermentazione di pomodoro, basilico, origano e aglio… Per richiamare il gusto della pizza!