Padroneggiare un’abilità fisica richiede pratica: che si tratti di una piroetta di ballo, il calcio a un pallone o suonare uno strumento musicale.
La pratica è la ripetizione di un’azione con lo scopo di migliorare la sua esecuzione. Ci aiuta ad eseguirla con maggior velocità, facilità, precisione e confidenza. Ma perché la pratica ci rende migliori?
Perché i nostri corpi possano muoversi, l’informazione deve viaggiare dalla materia grigia lungo la spina dorsale attraverso una catena di fibre nervose chiamate assoni, fino ai nostri muscoli.
Gli assoni sono avvolti da una guaina detta “mielinica”: è questa la parte del nostro corpo che migliora con la pratica. Immaginate il materiale di isolamento dei cavi elettrici, che limita il dispendio dell’energia: la guaina mielinica ha proprio questa funzione. Previene la dispersione dell’energia del segnale elettrico che viene dal cervello, muovendo questo impulso in maniera più efficiente lungo il sistema nervoso.
Studi sui topi dimostrano che la ripetizione di un’azione genera nuovi strati di guaina mielinica negli assoni coinvolti: si crea una specie di autostrada per l’informazione dal cervello ai muscoli.
Per molto tempo si è cercato di quantificare il numero di ore di pratica richieste per padroneggiare un’abilità, ma non è solo questione di tempo: conta anche la qualità della pratica. L’esercitazione efficace è consistente, focalizzata e indirizzata verso i punti deboli dell’abilità in questione.
Ecco alcuni consigli:
Finché la scienza progredisce nello scoprire i segreti del nostro cervello, la pratica efficiente è il miglior modo che abbiamo di ampliare i nostri limiti personali, raggiungere nuove vette e massimizzare il nostro potenziale.