John Gotti era un boss mafioso newyorkese sul quale la giustizia non riusciva a mettere le mani in quanto, attraverso corruzione e minacce a giudici e testimoni, sfuggiva sempre alle accuse.
Questo suo essere difficile da afferrare, scivoloso, lo portò ad essere soprannominato il “Don di Teflon”.
Il Teflon è uno dei materiali più resistenti del mondo: era nelle tute spaziali degli astronauti dell’Apollo durante il viaggio alla Luna, nei condotti e nelle valvole impiegati durante il Progetto Manhattan, e probabilmente nella tua cucina, come rivestimento della tua padella antiaderente.
Teflon è un nome commerciale del politetrafluoroetilene (PTFE). Fu scoperto accidentalmente da un chimico ventisettenne statunitense, Roy Plunkett.
La curiosa sostanza che si era formata nel suo laboratorio era chimicamente inerte, ovvero non reagiva con altre sostanze. Inoltre aveva un coefficiente di frizione estremamente basso: gli altri materiali non trovavano niente a cui aggrapparsi e ci scivolavano sopra.
Queste proprietà rendono il PTFE perfetto per rivestimenti scivolosi, chimicamente resistenti e impermeabili. Ha quindi tante applicazioni e può essere trovato ovunque, ad esempio nei rivestimenti per le giacche antivento, nei cuscinetti a sfera, negli arti artificiali e nei circuiti elettrici.
Le sue proprietà vengono dalla sua struttura molecolare. Si tratta di un polimero, ovvero una lunga catena composta dalle stesse unità di atomi in ripetizione: ha una “spina dorsale” di atomi di carbonio, ognuno dei si lega con estrema forza a due atomi di fluoro, che circondano il carbonio come un’armatura. Talmente forte è il legame tra questi atomi, che essi ignorano qualsiasi altra sostanza con cui entrano in contatto.
Attraverso la sabbiatura o l’incisione con altri prodotti chimici, si rende il fondo della padella estremamente incostante, ruvido. A questo viene applicata una colla speciale, la cui composizione è un segreto industriale. Infine viene applicato un velo di PTFE liquido che, riscaldato a circa 400 gradi, si solidifica in uno strato liscio.
Se si presta attenzione, sì. Il PTFE è stabile a temperature moderate. Sopra i 260 gradi inizia a degradare, fino a rilasciare fumi insalubri. Una padella vuota messa sul fuoco può raggiungere questa temperatura velocemente, per cui è opportuno avere un occhio di riguardo.
Il rischio più conosciuto è l’ingestione di pezzettini di PTFE che si staccano dalla padella quando questa viene raschiata, ma al momento c’è consenso sul fatto che in realtà non ci sia pericolo, in quanto le molecole non reagirebbero nemmeno con gli acidi digestivi del nostro corpo.
L’utilizzo in cucina del PTFE è dunque perfettamente sicuro. La realizzazione di questo materiale è un discorso a parte: grosse aziende chimiche sono tuttora sotto inchiesta per inquinamento e condizioni di lavoro insalubri della propria manodopera.
John Gotti? Alla fine è stato condannato per la responsabilità di cinque omicidi nel 1992. Il capo dell’FBI dichiarò alla stampa: “il teflon se n’è andato. Il boss è coperto di velcro”.