Cuccioli da strapazzare

Vi è mai capitato di vedere un cucciolo particolarmente tenero, con gli occhi grandi, cicciottello, scoordinato, e avere pensato “lo voglio strapazzare”?

Se la risposta è sì, tranquilli: non siete soli, è un istinto normale e con una spiegazione evolutiva.

Il fenomeno è stato definito “cute aggression” (“aggressività tenera”) nel 2013 da Oriana Aragon, psicologa dell’Università di Yale.

Parliamo dell’impulso di aggressività che proviamo nel vedere cuccioli (o bebè) che ci ispirano tenerezza. Un istinto che naturalmente viviamo senza la minima traccia di volerlo realmente mettere in pratica.

Si tratta di un tipo di emozione definita “dimorfica”, ovvero quando proviamo una sensazione ma manifestiamo i segni dell’emozione opposta. Come quando si piange di gioia, o si ha una risata nervosa. Allo stesso modo, nell’osservare una creatura che ispira tenerezza, la risposta più comune è adottare un’espressione di tristezza.

La prima ricerca in merito è stata condotta nel 2015 dal team guidato da Aragon (che dichiara di provare lei stessa queste sensazioni: “non posso resistere ai cuccioli!”). Sono stati convocati 54 partecipanti tra i 18 e i 40 anni. A essi sono state sottoposte 32 immagini, ritoccate in maniera da aumentare o diminuire i tratti che individuiamo come teneri (come le guanciotte). Dopo aver visionato le immagini è stato chiesto ai partecipanti di compilare un questionario per misurare le loro sensazioni.

È emerso che all’aumentare della tenerezza aumentavano anche le reazioni legate all’aggressività.

È stato poi condotto un secondo studio nel 2018, guidato da Katherine Stavropoulos, ricercatrice dell’Università della California. Questa volta sono stati misurati gli impulsi elettromagnetici del cervello come reazione alle immagini dei cuccioli e dei bebè.

Si è evidenziato come all’aumentare della tenerezza aumentava l’attività del cervello nelle aree legate all’emozione così come nelle aree legate al sistema di ricompensa, ovvero quella zona responsabile del desiderio, dell’anticipazione e del piacere.

I ricercatori spiegano questo fenomeno come una reazione che ci spinge ad agire e ci permette di restare lucidi e non venire sopraffatti dall’emozione, in modo da poterci prendere cura del cucciolo e, in particolare, del bebè in questione.

Dalla nascita al raggiungimento dell'autosufficienza per gli umani passa un tempo estremamente lungo, ed è quindi insito in noi un fortissimo istinto di accudimento. Così forte da estendersi appunto verso piccoli di altre specie, o addirittura di oggetti che presentano caratteristiche di tenerezza, come automobili con grandi fanali rotondi o altri tratti che evocano in noi questa associazione.

In diverse lingue esiste un termine per esplicitare questa curiosa risposta emotiva: in Indonesia “gemas” descrive “qualcosa così tenero da ispirare violenza”; in ceco “muchlovat” è il desiderio di “schiacciare una persona carina”; nelle filippine “gigil” significa “stringere i denti per il bisogno di pizzicare o stritolare qualcosa di insopportabilmente tenero”.

In Italia non c’è una parola specifica, ma Topo Gigio diceva “strapazzami di coccole!”.