Con la Primavera tornano in tavola anche le fave, legumi ricchi di virtù e apprezzati da grandi e piccini. Le fave, originarie dell’Asia Minore ma coltivate in Europa fin dall’antichità, hanno rappresentato la principale fonte proteica per diverse popolazioni. Tra il III e X secolo, a seguito di svariate invasioni ed epidemie, l’agricoltura cambiò, costringendo i contadini a rivalutare le fave. In poco tempo queste diventarono indispensabili per l’alimentazione dell’epoca ma anche per una migliore fertilizzazione del terreno. Eppure in passato la cosiddetta “carne dei poveri” è stata dichiarata uno dei cibi da cui astenersi.
Secondo un’epigrafe del V secolo a. C. rinvenuta in un santuario a Rodi, ai fedeli veniva raccomandato di astenersi “dagli afrodisiaci, dalle fave, dai cuori [degli animali]” per mantenere uno stato di purezza. I Pitagorici sarebbero addirittura arrivati a proibire il consumo del legume, come fanno supporre molte massime attribuite al filosofo di Samo, Pitagora per l'appunto.
Insieme ai suoi discepoli, Pitagora perseguiva un cammino verso la purificazione della propria anima, rifiutandosi di consumare ogni tipo di carne animale. Questo suo atteggiamento pare fosse legato alla credenza della metempsicosi, secondo cui le anime degli uomini morti vivevano nei corpi degli animali. Uccidere un animale significava dunque uccidere e cibarsi di un essere umano. Uno dei primi vegetariani della storia, Pitagora, che bandiva il consumo della carne, incoraggiava quello di latte e miele, ma invitava i propri seguaci a non ingerire le fave. Il motivo? Non lo sappiamo per certo: diverse ipotesi e leggende ruotano attorno alla scuola pitagorica e a questo mistico legume.
In primo luogo si ipotizza che Pitagora soffrisse di favismo, un’anomalia genetica ereditaria che interessa l’enzima glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PD), essenziale per la vita dei globuli rossi. A chi soffre di tale malattia è categoricamente vietata l’assunzione di fave e di alimenti quali piselli e verbena. Questo perché i loro semi sono ricchi di sostanze pro-ossidanti che inciderebbero negativamente sulla salute dei globuli rossi già compromessi.
La seconda ipotesi è molto più mistica. Osservando lo stelo di una fava e notando l’assenza di eventuali nodi, i Pitagorici avrebbero pensato che questo servisse a mettere in comunicazione l’Ade col mondo dei vivi. Attraverso la fioritura delle fave, le anime sarebbero quindi risalite sulla Terra dall’aldilà. Un’ipotesi avvalorata dal fatto che questo legume è stato ampiamente utilizzate nei rituali del culto dei morti, anche in epoca Romana e ai giorni nostri. Secondo questa ipotesi le fave sarebbero addirittura sacre, e dunque mangiarle equivarrebbe a profanare le anime che simboleggiano.
Dove stia la verità non è dato saperlo. Sta di fatto che le fave sono un alimento consumato sin dall’antichità, ricco di vitamine e con una buona percentuale di ferro; anche se si possono trovare secche o surgelate tutto l'anno, sarebbe un peccato mancare l'appuntamento con quelle fresche!