I riti di oggi

“Ci vogliono i riti”

Naturalmente la volpe del romanzo di Saint-Exupéry, il Piccolo Principe, non si riferiva a quelli svolti per ingraziarsi una divinità, e nemmeno a quelli praticati per sancire la fine di un periodo e l’inizio di uno nuovo. I riti ci accompagnano sin dalla notte dei tempi, quando volevamo comunicare con le creature ultraterrene, o cercavamo un perchè allo scorrere del tempo e all’alternarsi delle stagioni. Oggi queste pratiche permangono sotto forma di rituali che scandiscono la nostra giornata, o di momenti di condivisione popolare e coesione culturale.

Cos’è un rito?

La più comune definizione di rito è quella di cerimonia religiosa. Accanto a questa ci sono poi il rito in quanto usanza e il rito di passaggio. Secondo Van Gennep, un rito di passaggio è, in sintesi, una pratica sociale ripetitiva costituita da simbolismi. Si pensi al matrimonio o al battesimo: al di là del significato religioso, entrambi sanciscono la fine di una fase della vita dell’individuo e ne consacrano un’altra, attraverso l’unzione per il battezzato e lo scambio degli anelli per gli sposi. Il passaggio sancito dal rito non è solo quello dall’età infantile a quella adulta, ma anche quello da uno status socio-culturale a un altro. L’importante è che a ogni rituale partecipi tutta la comunità: un insieme di persone che condividano il momento con l’individuo, che lo supportino e gioiscano con lui una volta iniziata una nuova fase della sua vita.

Riti quotidiani

Forse non ci abbiamo mai pensato ma le nostre giornate – a seconda della cultura che ci influenza – sono tutte scandite da usanze, da riti. Alzarsi, stiracchiarsi, fare una ricca colazione, lavarsi i denti e uscire di casa. Ciascuno di noi compie questi gesti in un ordine preciso e conforme alle abitudini della comunità di cui è parte.

Rituali di stagione

Ogni popolazione ha un proprio insieme di rituali svolti durante tutto l’anno, partecipati e sentiti dall’intera comunità. Per quanto riguarda l’Italia, il mese di Gennaio è carico di riti che vengono tuttora praticati in diverse parti del territorio. A Novoli, tra il 16 e il 18 Gennaio, viene eretta una pira con ben 70 mila fasci di vite, alta 25 metri e larga 20 metri. Accesa in onore di Sant’Antonio Abate, questa focara arde con l’intento di propiziare l’abbondanza del raccolto. Spargere poi le ceneri del falò servirebbe ad allontanare gli spiriti maligni che potrebbero compromettere i raccolti.

Lo fanno anche in Friuli dopo il Pignarûl, un falò acceso per l’Epifania ma che in realtà celebra Belanu, il “dio luminoso” adorato dai Carni.

Per determinare l’andamento delle stagioni permangono ancora riti come quello della Giöbia o la tradizione del Fòra l’ours. Il primo si pratica nella bassa lodigiana l’ultimo giovedì di Gennaio, quando viene dato fuoco a un fantoccio con le sembianze di una vecchia per propiziare la bella stagione (benché l'equinozio di Primavera sia il 20 Marzo). Quello del Fòra l’ours invece è un rito semi-ludico praticato il 31 Gennaio a Condove, nella provincia di Torino. Qui un importante esponente della comunità locale impersona l’orso da stanare, simbolo della fine del letargo e del risveglio primaverile.

I riti non sono una pratica dimenticata, né che ha perso la sua funzione aggregativa. Tutte le volte che si celebra l’inizio di una nuova stagione, di un nuovo anno, di un nuovo giorno, ci troveremo a svolgere una serie di gesti simili a quelli di qualcuno ma diversi da tutti gli altri. Un insieme di rituali che ci contraddistinguono, avvicinano e uniscono.