Il gioco del silenzio

Perché a tennis il pubblico è così silenzioso?

“Silenzio, per favore, i giocatori sono pronti.”

È con queste parole che inizia ogni match. A pronunciarle è il giudice di sedia, rivolgendosi a un pubblico in (non a caso) silenzioso fermento. Ma qual è la ragione del silenzio che caratterizza il tennis?

Alle parole del giudice, il pubblico applaude: anche loro sono d’accordo che il silenzio sia il miglior modo per supportare i giocatori. Permettere loro di concentrarsi ma anche di ricevere grinta ed energia dagli spalti. Eppure non esiste una regola scritta che impone il silenzio agli spettatori. Il regolamento di Wimbledon si esprime contro “comportamenti aggressivi, pericolosi, discriminatori [...]”, nient’altro. Quindi, più che una regola, quella del silenzio è probabilmente una tradizione.

Lo Spalding’s Lawn Tennis Annual, un libro del 1919 contenente le varie regole del gioco, dice che lo sport si basa su una serie di convenzioni e regole mai scritte, che riguardano il decoro e il bon ton in campo. Tra queste c’è il divieto di “parlare ad alta voce durante il match.” Questo si pensa sia dovuto al carattere aristocratico del tennis: uno sport costoso, riservato solo alle classi più abbienti. Uno dei suoi antenati sembra essere la pallacorda o qualcosa di simile al real tennis (“reale” nel senso di monarchico), che richiedeva tempo e soprattutto soldi per permettersi le attrezzature e costruirsi o pagarsi i campi da gioco. Nel caso della pallacorda si trattava di campi che, oltre al rettangolo centrale diviso da una rete, avevano una serie di altre strutture laterali. Si giocava al chiuso ed era impossibile ospitare più di un centinaio di spettatori. Va da sè che i rumori erano quasi nulli.

Il silenzio ha dunque ragioni storiche ma non vi sono solo queste visto che lo si osserva tuttora. Come detto all’inizio, una delle ipotesi più accreditate sostiene che il silenzio aiuti gli atleti a concentrarsi e a sentire il suono delle corde della racchetta avversaria quando colpisce la palla. Ciò può fornire importanti informazioni sul colpo in sé, la sua traiettoria e il punto d’arrivo, dando modo al giocatore di pianificare una risposta efficace.

Un’altra ipotesi proviamo a formularla noi: più che una tradizione o un ausilio al gioco, il silenzio è probabilmente un tratto distintivo del tennis. Un gioco che, pur essendo diventato di massa, mantiene ancora il fascino e l’organizzazione degli albori.

“Silenzio, per favore”: che la magia del tennis continui!