La storia della birra inizia 7000 anni fa in Mesopotamia, la “mezzaluna fertile” dove abbonda l’orzo, ingrediente base della bevanda.
Ben presto la birra si diffonde in Egitto, conquista il gusto degli Etruschi, è bevuta in Grecia e a Roma.
Nel Medioevo la produzione si sposta nei monasteri, dove alla ricetta si aggiunge il luppolo.
Il Rinascimento è l’epoca d’oro dei birrai, la cui corporazione diventa molto ricca; anche in Italia in questo periodo la birra comincia diffondersi, ma solo tra gli uomini.
Ma per arrivare alla nascita di una vera industria della birra bisogna attendere la seconda metà dell’800. A cavallo tra i due secoli la birra diventa di moda, si moltiplicano fabbriche e birrerie (allora si diceva “birrarie”). Nel 1907 nasce l’Unione degli Industriali della Birra. Nel 1924 la produzione in Italia tocca il milione e mezzo di ettolitri.
Negli anni ’30, la crisi. L’imposta straordinaria di 40 lire per ettolitro fa salire vertiginosamente il prezzo; i consumi calano drasticamente e, a metà degli anni Trenta, la produzione annua è di un quinto rispetto a dieci anni prima.
A ciò si aggiunge la “battaglia del grano” del regime fascista, che porta via vaste aree alla coltivazione dell’orzo, con gravi danni per l’industria del malto.
Passa la guerra, ritorna la birra, ma solo come prodotto estivo.
Ma il boom, l’avvento del frigorifero nelle case, la promozione tramite camion-bar che distribuisce gratuitamente birra nelle piazze, la pubblicità in Tv con Carosello, rilanciano i consumi.
Nell’immaginario degli italiani, la birra è prima una bionda che viene dal nord (Anita Ekberg, Solvi Stubing), poi una bevanda genuina e gustosa propagandata da Renzo Arbore con “Birra, e sai cosa bevi”.
Risultato: si passa dai 16,5 litri pro capite del 1973 ai circa 30 litri di oggi. In Germania sono più di 100, c’è ancora spazio per crescere.
La birra oggi
Ieri era il piccolo negozio sotto casa, oggi è grande distribuzione. Con un’offerta sempre più grande di varietà, stili, marchi: oltre 200, più del doppio di dieci anni fa.
Per gli italiani, la birra è sempre di più prodotto di tendenza, naturale e versatile, compatibile con la dieta mediterranea e una sana e corretta alimentazione. E con un consumo responsabile.
Negli ultimi anni poi si assiste a un pullulare di birrifici artigianali, alla diffusione della “birra cruda”, non pastorizzata, e alla rinascita di fabbriche locali che erano chiuse da tempo.
Anche l’idea di birreria sta cambiando: sempre meno luogo in cui bere a stomaco vuoto, e sempre più luogo dove si beve e si mangia. La bevanda che fino a dieci anni fa si sceglieva al massimo con la pizza contende oggi al vino il primato di regina dei pasti fuori casa: grandi ristoranti la propongono in Carta (magari nella sezione che contiene anche le magnum di vino e bollicine, quasi a ribadire che, ormai, è scelta da intenditori); le trattorie moderne dedicano veri e propri menu degustazione, passando per concept store, wine & beer bar, perfino librerie, oltre alle tante enoteche.
Anche con la birra, per gli italiani “saper bere” è parte del “saper vivere”.