La durata della vita di una pianta dipende innanzitutto dalla tipologia del vitigno: dopo i primi due o tre anni dall'impianto, la vite comincia a maturare i primi frutti, entrando così nella fase più produttiva del suo ciclo vitale. Questa può durare sui 20-30 anni, ma per alcuni vitigni arriva anche ai 50; trascorso questo periodo, la produttività comincia a calare, motivo per cui i viticoltori, in genere, scelgono di reimpiantare il vigneto daccapo.
Oltre al ciclo vitale, la vite attraversa ogni anno un sottociclo vegetativo e uno produttivo.
A marzo, quando il freddo inizia ad allentare la morsa e il terreno si riscalda, la linfa comincia a risalire il fusto della vite, gocciolando dai tagli della recente potatura. Questo fenomeno si chiama pianto della vite e continua fino adaprile, con l'inizio del germogliamento. Questa è una fase molto delicata: temperature poco stabili possono facilmente danneggiare parte dei germogli e pregiudicare la produzione.
Se il clima è favorevole, i germogli continuano a crescere fino ad agosto, formando i caratteristici tralci. Nel frattempo comincia il sottociclo produttivo della vite, cioè quello che riguarda la maturazione dei frutti: tra aprile e maggio iniziano infatti a formarsi i piccoli grappoli, che presentano dei boccioli verdi dove poi appariranno gli acini maturi. I fiori sbocciano in genere a metà maggio, dando inizio alla fecondazione incrociata grazie all'operato del vento e di insetti impollinatori.
La fase di maturazione del grappolo si chiama invece invaiatura e inizia tra luglio e agosto, per concludersi a ottobre. Le date precise possono variare a seconda della latitudine e del tipo di vitigno, precoce o tardivo. Via via che il grappolo matura diminuiscono la pectina, i tannini e gli acidi organici, mentre aumenta il grado zuccherino del frutto. La clorofilla lascia il posto alle sostanze pigmentate che daranno il colore finale al frutto e la polpa diventerà più succosa e molle.
A fine estate anche il ciclo vegetativo sta per concludersi: i tralci si sono coperti di corteccia, immagazzinando le sostanze nutritive prodotte e accumulate. In questo periodo la pianta prepara le gemme che fioriranno nell'estate successiva, le gemme ibernanti, e si avvia perso un periodo di riposo che durerà tutto l'inverno. Vedremo quindi cadere le foglie, normalmente intorno alle prime brinate autunnali.
Abbiamo già visto come riusciamo ad ottenere le uve precoci... Ma quelle tardive? Se la vendemmia avviene a ottobre, come facciamo a portare l'uva in tavola fino a dicembre?
La risposta è semplice: riparandola dalla pioggia. Quando rimane attaccata alla vite, l'uva si conserva molto bene; la minaccia principale è rappresentata dalle muffe che la possono colpire a causa dell'umidità dopo le prime piogge autunnali e per questo basta una semplice copertura, unita ad adeguate precauzioni contro insetti e funghi, per poterla raccogliere più avanti nel tempo.