Lingue morte, ritrovate e perché non anche inventate di sana pianta! In questo articolo parleremo delle lingue fantastiche che trovano spazio in romanzi famosi, popolari serie TV e film.
Si dà il caso che il grande scrittore J.R.R. Tolkien fosse anche un rinomato linguista, appassionato di scenari fantastici come quello in cui si svolge la saga de Il Signore degli Anelli. Tra le circa 20 lingue diverse parlate nell’universo dello scrittore, la più celebre è sicuramente il Sindarin, conosciuta anche come “linguaggio degli elfi della Terza Era” perché parlata da molte di queste creature. Tolkien svolse persino uno studio storiografico per analizzare la creazione, la derivazione e la diffusione di questa lingua fantastica. Deriva fondamentalmente dal linguaggio gaelico, un ceppo di varie lingue parlato ancora oggi in Irlanda e alcune regioni della Scozia. Studioso di inglese antico, norreno e gotico, Tolkien si rifece anche all’antico germanico e studiò sull’esempio delle antiche rune per dare al Sindarin forma scritta. Gli appassionati del genere fantasy lo conosceranno bene e sapranno già che il Sindarin, contrariamente alle altre lingue di fantasia, può essere imparato e persino utilizzato nella quotidianità grazie alla sua ricca grammatica.
Questa e altre lingue sono state concepite da George R. R. Martin solo in parte e presentate senza una precisa definizione glottologica nella saga Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Solo con la trasposizione televisiva (Il celebre Trono di Spade) c’è stata l’urgenza di renderle reali e “recitabili” da parte degli attori. L’emittente HBO indisse una competizione per l’invenzione del Dothraki, che il regista J. Peterson ebbe l’onore di vincere costruendo fonetica, grammatica e oltre un centinaio di vocaboli. All’orecchio appare come un miscuglio di arabo e spagnolo, specie per la grande quantità di consonanti dentali; mentre dal punto di vista grammaticale, somiglia molto al latino, con 5 casi e due classi di nomi, animati e inanimati. Nessuno sembra essersi ancora cimentato nello studio del Dothraki ma viste le risorse a disposizione, perché non provare?
Era il 1949 quando George Orwell pubblicò il celebre “1984”. La neolingua usata nel romanzo svolge anche la funzione di metalinguaggio, utile a comprendere meglio lo spirito che pervade la narrazione. Nel mondo immaginato da Orwell la neolingua è imposta dal partito Socing con la chiara intenzione di sostituire il linguaggio comune (l’archeolingua) e uniformare il pensiero, per impedire lo sviluppo di ideologie contrarie al partito. In che modo? Impoverendo il linguaggio e favorendo solo l’uso delle forme lessicali approvate dal regime.
Come non essere fan di Star Wars? Anche chi si è perso qualche capitolo avrà sicuramente sentito parlare del Mandaloriano, l’unica lingua nell’universo di Guerre Stellari ad avere una propria e definita struttura. Dopo essersi evoluto attraverso diversi media inclusi i videogiochi della saga, fu poi commissionato alla giornalista e glottologa Karen Traviss per dargli una precisa connotazione linguistica. Si tratta della lingua parlata dagli abitanti del pianeta Mandalore, tramandatasi per via quasi esclusivamente orale, come avveniva presso le antiche culture del nostro pianeta. Nel 2002 però, in occasione dell’uscita di Star Wars Episodio II, il regista George Lucas decise di inserire nel film dei caratteri in mandaloriano, che dovette inventare di sana pianta insieme al visual artist Philip Metschan. È dunque una lingua molto recente, complessa e ancora lacunosa: sarà per questo che i fan faticano a studiarla?