Notturni a causa nostra

Quando si scopre che alcuni animali hanno più paura delle attività umane rispetto ai loro più feroci predatori, allora bisogna rendersi conto che stiamo pericolosamente infrangendo lo spazio che la natura ci ha messo a disposizione come esseri viventi.

Lo studio

Nel 2011 alcuni ricercatori dell’Università di Berkley (California), nell’intento di studiare i cicli di riproduzione delle antilopi del Parco nazionale diRuaha in Tanzania, hanno riscontrato alcune differenze tra gli animali che abitavano il parco e quelli al di fuori.

Il primo segnale è arrivato dagli animali oggetto di studio, le antilopi: si è scoperto che quelle interne al parco erano abitualmente attive di giorno, mentre quelle più vicine alle città tendevano a rimanere nascoste durante il giorno e a muoversi di notte. Fin qui nessun problema, se non fosse che il leone, il più grande predatore di antilopi, va a caccia nelle buie ore notturne.Secondo gli studiosi lo strano comportamento degli animali in questione dipendeva dalle quotidiane attività umane, dalle quali le antilopi volevano evidentemente stare alla larga.

Per dimostrare tale tesi il biologo Justin Brashares e i suoi alunni hanno deciso di approfondire.

Sono stati confrontati 76 studi condotti su 62 specie di mammiferi e si è arrivati alla conclusione che diversi animali stanno diventando “sempre più notturni”. L’orso malese, ad esempio, da quando ha più frequenti contatti con gli umani, è passato dallo stare sveglio per il 19% delle ore di buio al 90%: praticamente è diventato un animale notturno.

Quali conseguenze?

Come un’antilope che si sposta di notte è a forte rischio di essere catturata dal leone, anche altre specie diventano facili prede stravolgendo le proprie abitudini.

Alcuni animali infatti non sono abituati a vivere di notte, quindi fanno più fatica a reperire cibo e acqua, oltre che a difendersi da eventuali predatori. La conseguenza a lungo termine appare scontata: le specie che non riusciranno ad adattarsi andranno a scomparire.

L’intera catena alimentare inoltre potrebbe essere compromessa: un animale notturno inizierà a cibarsi di uno diurno che precedentemente non aveva mai incontrato e non è possibile prevedere le conseguenze di questi drastici cambiamenti.

La soluzione?

Secondo il zoologo Chris Carbone un modo per “tamponare” la situazione è quello di estendere le zone selvatiche in cui l’uomo non può mettere piede. Non è infatti solo il pericolo delle automobili o dei cacciatori a spaventare gli animali, ma anche dei semplici escursionisti che invadono il loro ambiente.

A proposito di animali notturni e diurni

Il problema è stato presentato alla comunità scientifica e verranno sicuramente trovate delle buone soluzioni per salvaguardare gli animali a rischio.

C’è una curiosa novità sull’animale che sta disturbando le abitudini degli altri mammiferi: anche noi uomini infatti possiamo essere divisi in notturni e diurni. Nel linguaggio comune tale differenza viene rappresentata da due tipi di uccelli: il gufo e l’allodola.

I gufi sarebbero quelle persone che con il buio riescono a studiare, lavorare o a svolgere qualsiasi tipo di attività, ma poi si svegliano molto tardi e rischiano di perdere gli appuntamenti diurni. Le allodole invece danno il nome alla categoria opposta: quelle persone che si svegliano all’alba e sono operative con la luce del sole, ma appena questa va via cadono in un sonno profondo.

E tutti gli altri? In Russia hanno deciso di eliminare questa bipartizione che lasciava fuori dalle due categorie troppi individui, e ne hanno “inventate” altre due in seguito a uno studio dettagliato.

130 volontari sono rimasti svegli per 24 ore in compagnia degli addetti ai lavori. In alcuni momenti della giornata venivano sottoposti a dei questionari sullo stato fisico e mentale e sulle proprie abitudini quotidiane.Risultato? Oltre a gufi e allodole, all’interno del gruppo c’erano individui che si erano sentiti attivi e energici durante tutto l’arco delle 24 ore, e altri invece stanchi e assonnati tutto il tempo.

I ricercatori non hanno voluto dare un nome (possibilmente di uccelli) alle due nuove categorie, ma ci hanno pensato i blogger della British Psychological Society,proponendo il “rondone” per i soggetti “iperattivi”, e “pellicano” per gli “assonnati cronici”.

Per concludere

Uno studio che cerca risposte da ormai diversi anni sembra avere trovato nuovi indizi: tutti i mammiferi nell’era dei dinosauri potrebbero essere stati animali notturni. Per sfuggire al gigante predatore, a sangue freddo e dunque animale diurno, gli altri animali si sarebbero adattati a vivere di notte. Con l’estinzione dei dinosauri poi avrebbero avuto la possibilità di compiere le azioni quotidiane anche di giorno.

Come è stato scritto in un interessante articolo de “Il post”, stiamo diventando dei dinosauri per tutti gli altri esseri viventi. A noi umani cambia poco essere classificati come allodole, gufi, rondoni o pellicani (anche se la regolarità del sonno è fondamentale), e soprattutto abbiamo la libertà di scegliere. Altre specie invece cambiano tutte le proprie abitudini per sfuggire ai nostri fari, fucili e rumori, mettendo a rischio la continuazione della specie stessa.