Pane e sventure

Di leggende sul pane ce ne sono tante ma una delle più famose è sicuramente quella del pane capovolto, presagio di “sfortuna”.

Mai porgere una pagnotta al contrario!

Forse avrai già sentito parlare di questa leggenda, da nonni e genitori. Se nel passato il pane veniva servito in tavola capovolto, veniva subito girato e sgridato colui che aveva compiuto un simile gesto. Capovolgere il pane era infatti considerato un segno di disprezzo e un chiaro presagio di sventure quali carestia e malattie che, nell’immaginario dell’epoca, potevano coinvolgere la famiglia in questione.

Ma come nasce una simile leggenda? A fornirci una risposta sono la storia e la religione.

Pane e religione

Il pane gioca un ruolo fondamentale nella vita e nell’evoluzione dell’uomo. Un alimento essenziale che è cambiato nel corso del tempo, adattandosi alle esigenze di ogni popolazione e caricandosi di particolari significati religiosi.

Tanti riti legati al pane vengono praticati tutt’oggi. Si pensi alla benedizione del pane ancora crudo in Canada, oppure all’usanza ebraica di gettare una pallina di pasta di pane nel forno come offerta a Dio. Con l’avvento del Cristianesimo e il rito eucaristico, il pane è diventato simbolo del corpo di Cristo. Offrirlo capovolto rappresenta perciò un affronto alla figura divina.

Pane e storia

Guardando invece alla storia, la leggenda potrebbe nascere nella Francia medievale, intorno al ‘400. Il pane capovolto o “Pane del Boia” compare sotto il regno del ferreo monarca Carlo VII. Si narra che durante una campagna di reclutamento di boia voluta dal re, centinaia di persone comuni si trasformarono in esecutori, scatenando il disprezzo dei concittadini. Per protesta, i fornai francesi si rifiutarono di vendere pane ai boia. Ecco che Carlo VII, per non rischiare di lasciare impuniti i crimini, si vide costretto a emanare un decreto che invitava i panettieri a trattare tutti i clienti allo stesso modo. Pena, naturalmente, la morte. I panettieri accettarono questo editto, ma in segno di disprezzo porgevano il pane capovolto a questa particolare categoria di clienti. Si pensa che proprio a loro venisse riservato il pane peggiore.

Questo perché, fino al ‘900, i panettieri dividevano il pane in base alla classe sociale del cliente. In cima c’erano il Pane del Papa, il Pane dei Cavalieri, e poi ancora del prete, e infine il pane dello scudiero. C’era perfino il Pane dei Crociati, un prodotto molto simile alla frisella pugliese. Più si scendeva di rango, più il pane imbruniva: il pane bianco faceva capolino solo sulle tavole dei ricchi. Su quelle dei più poveri si trovava spesso il pane integrale, oppure dei panificati a base di polenta, crusca, fave e perfino ghiande.

Ma indipendentemente dal proprio status sociale, il pane capovolto in tavola era sempre un nefasto presagio!