Il più antico e conosciuto è sicuramente il pane azzimo, un pane non fermentato e realizzato senza l’aggiunta di lievito. Eppure ci sono tanti altri pani che, in diverse parti del mondo, vengono preparati senza questo ingrediente. Sei curioso di saperne di più?
Iniziamo dai panini al formaggio brasiliani. Piccoli, rotondi e con un gusto e un profumo inimitabili. La ricetta tradizionale prevede l’uso della farina di tapioca, ricca di amido e ricavata dalla radice di manioca, una pianta originaria del Sud America. Una volta mescolati latte, olio e sale, bisogna portarli ad ebollizione. Spegnere il fuoco e aggiungere la farina di tapioca. Mescolare rapidamente finché l’impasto non si stacca dalle pareti della pentola, e iniziare ad aggiungere uova e formaggio. Appena si ottiene un impasto corposo e lavorabile, formare dei panini da adagiare su carta forno. Cuocere il tutto per circa 25 minuti a 180°C, sfornare e… Bom proveito!
In Norvegia non si mangia solo smørrebrød ma anche una sorta di tortilla a base di patate, farina e latte, chiamate lefse. Questa ricetta serviva in origine a consumare i tuberi anche fuori stagione, dopo averli trasformati in farina. Oggi come allora queste piadine vengono conservate asciutte previa cottura e inumidite prima dell’uso con un po’ d’acqua. Ottime con burro, cannella e zucchero, possono essere farcite anche con elementi salati oppure al naturale, come un vero e proprio pane.
Si tratta di una prelibatezza tipica dei paesi anglofoni, ma che affonda le proprie radici nella cultura degli indiani d’America. A promuovere e diffonderne il consumo furono gli irlandesi, che realizzarono il primo soda bread all’inizio dell’Ottocento con l’introduzione del bicarbonato nel Regno Unito. La ricetta era ed è tuttora molto povera, a base di farina, bicarbonato, sale e latticello.
È questo il nome del pane tipico del Punjab, al nord ovest dell’India, usato per accompagnare verdure, legumi, curry, e generalmente arricchito con burro chiarificato (ghi). A vedersi, il chapati ricorda una piadina, a base di acqua, farina semi-integrale e sale. Viene cotto sulla tawa, la tradizionale padella di ferro, e consumato in diverse varianti anche nell’Asia meridionale, nell’Africa orientale e in alcune zone del Medio Oriente. Una delle versioni più conosciute è il guirathi phulka, cotto per qualche secondo direttamente sulla fiamma viva.