Al tempo delle crociate non si comunicava solo tramite le armi. La lingua parlata nei territori d’Oltremare variava da stato a stato, influenzata costantemente dai colonizzatori: Franchi, Latini e...non solo.
I Regni di Gerusalemme e di Cipro, il principato di Antiochia e la contea di Tripoli, erano solo alcuni dei territori dell’Oriente Latino nati in seguito alle tumultuose crociate combattute durante l'XI e il XIII secolo. Si trattava di territori di fede soprattutto islamica che, una volta “riconquistati” dalla Chiesa Cattolica, venivano governati da una classe dirigente straniera, con il proprio credo, una sua politica e, soprattutto, una lingua diversa da quella usata dalla popolazione locale.
A giudicare dalle testimonianze storiche a nostra disposizione, la lingua più diffusa era il francese, adoperata soprattutto a livello scritto dalla classe dirigente di molti stati crociati. Come mostrano le copie di cui disponiamo oggi, i testi prodotti o letti dalle classi più abbienti dell’epoca e provenienti solitamente dalla Francia, sono tutti in lingua francese. La natura di tali testi è varia, tanto che accanto a poemi, lettere e traduzioni, possiamo trovare trattati diplomatici, leggi e accordi commerciali. I testi ritrovati risalgono al periodo compreso fra XIII e XV secolo, ma è probabile che il francese venisse usato già durante il XII secolo.
Accanto al francese esistevano però anche le lingue cosiddette “franche”, influenzate dalle varianti linguistiche dei vari parlanti e usate nella comunicazione orale anche dalle classi più basse, soprattutto in ambito mercantile. La più diffusa era il sabir, conosciuta anche come lingua franca mediterranea: un miscuglio di francese, italiano, arabo, spagnolo e altre varietà, adottato dai mercanti per comunicare di porto in porto.
Nel panorama delle terre d’Oltremare rientravano anche le isole Egee, rimaste per molto tempo sotto il dominio della Serenissima Repubblica di Venezia. In questi territori, le lingue locali sono state fortemente influenzate dal veneto. Alcuni di questi venetismi sono ancora riconoscibili nel neogreco standard parlato oggi, come la parola greca καρέκλα (carècla=sedia) derivante dal veneto carèga.