Pennuti di-versi

Il verbo "cinguettare" non vale per tutti gli uccelli. Qual è il pennuto che "garrisce"? Cos'è lo "zirlo"? Ecco un piccolo glossario!

E l’uccellino come fa? Cinguetta, no? Eppure i volatili non sono tutti uguali. Ciascuno ha un modo speciale di comunicare, tramite suoni che spesso non hanno nulla a che vedere con il tradizionale cinguettio.

Lo zirlo del tordo

Il tordo (specie quello Bottaccio) emette un suono molto diverso dal classico cinguettio o dallo schiamazzo (comune nelle oche). Si tratta di un suono mononota negli esemplari femmina e binota nei maschi, i quali – appunto – si dice “doppino”.

Il tordo ricorre allo zirlo per richiamare i propri simili.

Il garrito della Rondine

La si sente garrire in primavera e nei mesi estivi, sia in campagna sia in città. Quello che emettono le rondini è un verso stridulo, compiuto soprattutto dai maschi che, dopo aver nidificato, devono attirare le femmine.

Il pappagallo ciangotta

Quello del pappagallo è tutt’altro che un canto. Sebbene secondo il dizionario “ciangottare” sia anche sinonimo di “cinguettare”, questo verbo descrive una comunicazione fatta di parole mozzate e suoni poco distinguibili. Non è forse così che molti pappagalli iniziano a comunicare prima di imitare le conversazioni dell’uomo?

Il trillo dell’Allodola

Inizia a cantare alle prime luci dell’alba, risvegliando la natura intorno a sé col suo trillo. Il suo canto è molto modulato e continuo, imitando a volte anche versi di altri uccelli.

La risata del picchio verde

Più che per il tamburellare insistentemente sui tronchi degli alberi, il picchio verde si riconosce per il suo verso inconfondibile – simile a una risata beffarda –, acuto e continuativo.

Il gorgheggio dell’usignolo

Proprio come una cantante lirica, l’usignolo gorgheggia riempiendo l’aria di piacevoli vibrazioni e suoni. Questi vengono emessi su una stessa nota e in maniera continuata.

Il “bacio” del beccaccino

Un suono singolare, simile allo schiocco di un bacio. Quello che il beccaccino emette è un suono legato solo al momento in cui s’invola. Diversi sono invece i suoni che compie quando è a terra: una serie di squittii profondi che fungono da richiamo.

L’avvoltoio pulpa

Nel suo De Naturis Animantium Svetonio riporta i versi di tantissimi animali di cui già i latini erano a conoscenza. Orsi, pecore, elefanti ma anche diversi volatili. I verbi che descrivono i suoni emessi da certi animali sono fortemente onomatopeici, come “pulpare”, usato per definire il verso dell’avvoltoio. Il rapace emette un urlo soffocato e roco.

Il pavone paupula

Un verso caratteristico che deriva dal verbo latino “paupulare”, molto onomatopeico. Questo particolare suono viene emesso soprattutto durante il periodo di accoppiamento, quando il pavone – insieme allo spettacolo della ruota – danza e schiamazza davanti all’oggetto del suo desiderio.

Il gufo bubola

Come tanti altri rapaci (fra cui l'allocco), il bubolare è tipico di questi volatili. Si tratta, come per il verso dei pavoni, di un verbo onomatopeico di origine latina. Letteralmente vuol dire “voce cupa, lamentosa”, e stava ad indicare il verso emesso dal “bubo”, ossia il gufo.