Qualche buona notizia

Avevamo parlato dell'impatto sul clima dei gas fluorurati, usati per condizionatori, frigoriferi e pompe di calore. Sembra che le nuove normative stiano funzionando.

In un precedente articolo si era accennato il pericoloso impatto ambientale provocato dai gas fluorurati, utilizzati per il funzionamento di diversi apparecchi come frigoriferi, pompe di calore e condizionatori d’aria. Dalle prime misure atte a diminuire drasticamente l’emissione di tali gas serra sembra esserci un miglioramento incoraggiante.

Le misure

In un articolo del Regolamento UE approvato il 14 giugno 2006 si legge: “L'obiettivo principale del presente regolamento è la riduzione delle emissioni di gas fluorurati ad effetto serra, contemplate dal protocollo di Kyoto e pertanto la protezione dell'ambiente”.

Da quel momento sono stati attuati alcuni progetti per ridurre le emissioni, ma nel 2014 la situazione si è nuovamente rivelata preoccupante, rendendo necessario un nuovo regolamento.

L’obiettivo in questo caso è chiaramente definito: una riduzione graduale dell'uso di HFC (gas che rappresentano il 90% delle emissioni totali di gas fluorurati nell’UE) del 79% entro il 2030. Sono stati posti inoltre specifici divieti per prodotti contenenti refrigeranti ad alto GWP (Global Potential Warming) e PFC (Perfluorocarburi).

A che punto siamo?

Il più recente rapporto dell’Agenzia europea dell’Ambiente rivela che nel 2019 c’è stata una forte riduzione di emissione di HFC in UE rispetto agli anni precedenti.

In particolare, il volume della fornitura totale di gas fluorurati a effetto serra è diminuito del 15% rispetto al 2018 e del 25% dal 2017. Dal regolamento del 2014 si è registrata una costante diminuzione annua. A parità di impatto sul clima, sarebbe come aver ridotto le emissioni di CO2 del 42%.

In aggiunta a questi dati positivi ci sono parecchi lavori di ricerca per produrre gas dalle simili funzioni a minore impatto ambientale.

Le mele marce

In tutti i settori dell’economia, purtroppo, esistono operazioni e cifre incalcolabili, perché fatti in maniera illegale in modo da non lasciare tracce. Anche il settore dei gas fluorurati ha le proprie mele marce, che hanno messo in piedi un commercio a dir poco pericoloso.

A inizio 2020 sono state rintracciate ben 228 attività illegali in questo settore. Il nostro Paese, purtroppo, compare in cima alla lista con 42 di tali operazioni, un dato che rischia di vanificare l’importante contributo dell’Italia nella lotta al surriscaldamento globale.

Diego Boeri, membro del “Efctc” (European fluorocarbons technical committee), in un’Ansa di febbraio ha affermato speranzoso: “Come parte della soluzione a questo problema abbiamo istituito una action-line, un sistema di segnalazione anonimo di attività sospette riguardante gli F-Gas. Finora abbiamo avuto ottimi risultati. Abbiamo bisogno di una maggiore consapevolezza e rispetto delle indicazioni alle frontiere, per garantire le normative ambientali esistenti nell’Ue”.