La mattina presto suona la sveglia e vorresti lanciarla contro un muro. Sei andato a letto tardi perché non avevi sonno e ora svegliarti ti costa una gran fatica. Non essere troppo duro con te stesso: probabilmente la causa è genetica.
Ognuno di noi ha un “cronotipo”, ovvero una propensione naturale a regolare il proprio sonno in determinati momenti della giornata. Contrariamente al caso sopracitato, per molti svegliarsi presto è un’abitudine spontanea, così come addormentarsi facilmente la sera presto.
Da un punto di vista evolutivo, ha perfettamente senso: è facile immaginare che una comunità preistorica potesse essere più al sicuro da eventuali pericoli esterni se i suoi membri fossero portati naturalmente a dormire in momenti differenti, vegliando gli uni sugli altri.
La società contemporanea premia le “allodole”, ovvero chi è portato a svegliarsi presto, e condanna i “gufi” a vivere quotidianamente quello che oggi viene definito “social jet-lag”, ovvero lo sfasamento del proprio ritmo biologico per adeguarsi, per esempio, agli orari di lavoro.
È infatti dimostrato che i gufi durante gli studi tendono ad avere voti più bassi in media rispetto alla loro controparte mattiniera, e che questi ultimi mostrano una serie di attitudini sociali più positive come lo spirito di iniziativa e l’ottimismo, e sono meno soggetti a depressione e dipendenza da alcol e nicotina.
Nei gufi è infatti presente una minore quantità di materia bianca nel cervello, che rende più difficoltoso il transito di ormoni che ci fanno sentire bene come la serotonina e la dopamina.
D’altra parte, i gufi tendono ad essere più creativi, ad avere maggiori abilità cognitive e sono più propensi ad affrontare rischi. Quest’ultimo aspetto è dovuto alla gestione da parte dei gufi dell’ormone dello stress, il cortisolo.
Inoltre, gufi e allodole rispondono in media nella stessa misura agli stimoli un’ora dopo essersi svegliati, ma i gufi performano significativamente meglio dieci ore dopo essersi svegliati rispetto alle allodole.
Se sei più “gufo”, devi prestare molta attenzione: si può cercare di andare contro al proprio cronotipo solo fino a un certo punto, si stima di circa 30-45 minuti.
I danni della deprivazione cronica del sonno sono immensi: per citarne solo alcuni, aumenta il rischio di disfunzioni nel sistema cardiovascolare, nel metabolismo, e l’accorciamento dei telomeri (causando quindi invecchiamento precoce).