I gusti sono ciò che ci caratterizzano, rendendoci unici e inimitabili. Non esistono due individui con le stesse identiche preferenze, anche qualora questi fossero geneticamente uguali.
Quali sono i fattori che intervengono nello sviluppo dei gusti? Scopriamolo insieme.
Non si discute: quella dei gusti è una questione soggettiva e insindacabile. Lo dicevano già i latini e gli studi finora condotti affermano che i gusti variano e si diversificano da individuo a individuo in base tre fattori principali: il DNA, l’ambiente e la cultura.
Se intendiamo il gusto come la capacità di distinguere i diversi sapori, ogni persona ha gusti differenti per via dei cosiddetti marcatori presenti in bocca e nel naso. Queste cellule variano di numero e sensibilità in base alle informazioni del nostro DNA.
Sapevi che il coriandolo, spezia tipica della cucina asiatica e sudamericana, è oggetto di un'accesa diatriba? Non si tratta di una semplice preferenza personale, ma di un modo completamente diverso di percepirne il sapore. I suoi estimatori lo descrivono come fresco, con una nota di limone, ma nella bocca di alcune persone sembra ricordare il sapone, se non addirittura l'odore della cimice. Come mai una differenza così radicale? Ebbene, sembra che alla base ci sia proprio di una variante genetica, più frequente nelle popolazioni europee.
Ma il fattore genetico non è l’unico a determinare le nostre preferenze, sia che si parli di cibo, sia che si intenda il gusto come gradimento. La cultura influenza lo sviluppo delle preferenze poiché porta ad elaborare le informazioni esterne in maniera unica e incomparabile. Ognuno di noi processa dunque le informazioni recepite – visive, gustative, olfattive e tattili – in base al proprio background culturale, un complesso di abitudini e insegnamenti che hanno determinato la nostra crescita e i nostri gusti. L'idea di mangiare grilli a merenda ti disgusta? Forse se fossi nato e cresciuto in Cina la penseresti diversamente!
Le sensazioni provate bevendo o mangiando non sono solo gustative, ma anche tattili, olfattive e uditive. Tutte insieme coinvolgono, in un primo momento, un’area specifica del cervello, per essere poi convogliate alla corteccia frontale dove si fondono in un’unica e specifica elaborazione mentale. Rimanendo nell’ambito del cibo, questa elaborazione del gusto viene spesso indicata col termine inglese flavour, quello che la International Organization for Standardization (ISO) definisce una complessa combinazione delle diverse sensazioni, influenzate poi da “effetti tattili, termici, di dolore o cinestetici”.