"Tombola!"

C’è chi conosce tutte le “smorfie” associate ai 90 numeri, chi è sicuro di vincere comprando decine di cartelle ma alla fine perde lo stesso, e poi c’è quello che distrattamente afferma “gioco per farvi compagnia”, e puntualmente si aggiudica il montepremi.

Ma da dove arriva la Tombola e come si sta evolvendo?

Origini

Anno 1734: il re di Napoli, Carlo III di Borbone, vuole legalizzare le scommesse. A quei tempi esisteva già il famoso gioco del Lotto, ma in forma clandestina, perciò il sovrano propose di applicare una tassa, in modo che le giocate fossero controllate e costituissero una forma di guadagno per il regno.

La Chiesa però, rappresentata da frate Rocco, giudicava immorali le scommesse e si oppose a tale proposta. Dopo una trattativa, nella quale il sovrano faceva capire in sostanza che le scommesse in forma clandestina sarebbero comunque andate avanti, portando alla rovina le classi povere, si arrivò a una soluzione: via libera al gioco del Lotto, tranne durante le feste natalizie nelle quali le persone dovevano concentrarsi sulla preghiera.

Nel regno di Napoli le persone erano convinte che a Natale si potesse sì pregare, ma anche giocare, quindi si arrangiarono. Prepararono (non si sa di preciso chi) a mano 90 bigliettini numerati, li infilarono in un cesto e scelsero i propri numeri fortunati, da tenere fino alla fine del gioco. Era nata la tombola.

La smorfia

I numeri avevano una valenza enorme per chi non rinunciava mai al gioco. Volevano dire destino, il numero si trasformava quasi in un attributo della persona. In sostanza non potevano rimanere semplicemente simboli scritti in un pezzo di carta, dovevano assumere un significato concreto, associabile a vizi e virtù degli esseri umani.

L’esempio più famoso è il numero 90, trasformato in “La paura”. Non è forse vero che ancora oggi quando il nonno annuncia il numero estratto, aggiunge anche la “smorfia” corrispondente?

Sarebbe interessante capire come dalle varie case, tra le quali inevitabilmente le associazioni ai numeri erano diverse, si è arrivati ad attribuire un’unica smorfia a ogni singolo numero. Sarà che in una famiglia avevano particolare inventiva e riuscì a influenzare dapprima il quartiere, poi la città, e poi l’intero regno? Non si sa, ma ognuno può immaginare come sia andata.

La tombola nel “nuovo mondo”

Oggi la tombola si gioca in tutta Italia ed è rimasta invariata nel concetto, ma ha subito alcuni piccoli cambiamenti per adattarsi alla praticità dei nostri tempi.Dai fogli di carta nella cesta si è passati a delle caselle in plastica, oppure a un contenitore che “tira fuori” i numeri senza che ci si alzi a pescare.

Nel 2018 è poi arrivato uno strumento innovativo, che permette alle persone più anziane di giocare in totale relax.

L’hanno ideato all’ISS Pitagora, una scuola superiore di Pozzuoli in provincia di Napoli. L’istituto vanta il titolo di “scuola di Robotica”, grazie ai diversi progetti in ambito informatico che sono nati negli anni, col lavoro coordinato tra docenti e alunni.

Uno di questi progetti, la “Tombola 2.0”, è stato presentato dal gruppo “Nao in now”, composto da ragazzi del quarto e quinto anno dell’istituto, e coordinato da due docenti specializzati.Nao è il nome dell’umanoide capace di “organizzare” una “tombolata” molto speciale.

Il robot dapprima invita tutti a giocare, poi memorizza l’identità di ogni singolo giocatore. Quest’ultimo sceglie le sue cartelle e le passa davanti agli occhi di Nao, che registra tutto nella sua infinita memoria. A questo punto il robot può iniziare a generare numeri casualmente e li fa comparire in un display posto sul suo “petto”.

Fin qui, verrebbe da dire “tutto fumo, niente arrosto”.Bene, da questo punto in poi cambia davvero tutto.

Non bisogna essere concentrati a segnare i numeri già usciti o a urlare prima di tutti “ambo!”, perché lo comunica direttamente il robot ai partecipanti, che in questo modo devono solo affidarsi alla fortuna.

Il vero punto di forza del marchingegno è però un altro: Nao conosce tutte le smorfie e le recita in napoletano ad ogni numero uscente. I ragazzi hanno quindi offerto uno strumento utile agli anziani, garantendo allo stesso tempo l’aria di convivialità e felicità tipica del Natale nelle nostre case.