Un tesoro blu da preservare

È facile dimenticare che l’acqua non è una risorsa infinita, dal momento in cui siamo abituati ad aprire il rubinetto e averla sempre a disposizione. Lo sa bene, invece, chi deve fare chilometri a piedi per recuperarne quanto basta per coprire il fabbisogno di una giornata o chi mette quotidianamente a rischio la propria salute bevendone di non pulita.

L’acqua sulla Terra certamente non manca: ricopre infatti il 70% della sua superficie. Di questa percentuale, però, il 97% è acqua salata e il 2% è intrappolata nel ghiaccio: di conseguenza, l’acqua potabile disponibile resta l’1%. Una percentuale che non è distribuita equamente in tutti i paesi del mondo: ad oggi, circa 2,2 miliardi di persone non hanno accesso a fonti sicure e pulite di acqua (dal rapporto "Progress on Household Drinking Water, Sanitation and Hygiene 2000-2017 - Focus on Inequalities" di UNICEF-OMS).

Una delle ultime stime, secondo le Nazioni Unite, prevede che entro il 2025, circa 1,8 miliardi di persone vivranno in aree colpite da scarsità d'acqua e che i due terzi della popolazione mondiale vivrà in regioni soggette a stress idrico a seguito della crescita demografica e del cambiamento climatico (dal “Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2022: acque sotterranee: rendere visibile la risorsa invisibile” di UNESCO WWAP). Basti pensare all’estate quasi conclusa che, secondo il CNR, è stata quella più siccitosa dal 1800 ad oggi: la scarsità d’acqua dei fiumi italiani ha portato a danni all’agricoltura che superano i 6 miliardi di euro (da uno studio CNR e ISAC).

Nell'ultimo secolo, infatti, l'uso dell'acqua è più che raddoppiato rispetto al tasso di crescita della popolazione. È quindi importante imparare a bilanciare i nostri bisogni e quelli del pianeta, per custodire, gestire e distribuire efficacemente le risorse che abbiamo.

Ognuno di noi può contribuire a questo scopo. Ma come? Alcuni accorgimenti si sentono ormai da tempo: chiudere i rubinetti e controllare le perdite, preferire la doccia al bagno, fare le lavastoviglie a pieno carico, ecc … C’è però dell’altro.

Tutto ciò che utilizziamo nella nostra vita quotidiana richiede acqua per essere prodotto: dall’intero processo delle coltivazioni, al carburante delle auto e alla produzione di abiti. Conoscere l’impatto ambientale che questo determina ci permette di diventare più consapevoli e di limitare il consumo di acqua, per fronteggiare l’emergenza idrica che sta interessando il pianeta.

Per monitorare le risorse idriche disponibili può essere utilizzato un indicatore: l'impronta idrica. Si tratta di un indicatore ambientale che misura il volume di acqua dolce consumata, in modo diretto e indiretto, per produrre beni o servizi da parte di ciascuno. Il valore finale considera anche l’inquinamento provocato durante l’intero ciclo di produzione e permette di indirizzare ciascuno verso scelte di acquisto più sostenibili.

L’acqua che possiamo risparmiare non esce dunque solamente dai nostri rubinetti. Se è vero che per produrre un bene si consuma acqua, allora dovremmo imparare ad evitare gli sprechi: pensiamo, ad esempio, che, secondo le stime ISTAT, l'impronta idrica giornaliera di ciascuno di noi, misurata sugli oggetti che quotidianamente usiamo, è di circa 6.000 litri.

A livello alimentare, quindi, dovremmo imparare per esempio a riutilizzare gli scarti e a calcolare meglio le porzioni e, per evitare di gettare cibi ancora validi, apprendere la differenza tra “da consumare entro” e “preferibilmente entro”.

Se non utilizziamo più un oggetto, proviamo a venderlo o regalarlo a chi ne ha bisogno e ne farà ancora buon uso. Cerchiamo di acquistare solo cose di cui abbiamo davvero bisogno e, magari, diamo un’occhiata al mercato dell’usato: online e nel mondo social sono numerosi i gruppi e le pagine che favoriscono e ci aiutano in questo tipo di scambi.

Si tratta, in fondo, di poche e semplici accortezze che, oltre a costituire un affare per noi, rappresentano un importante contributo al risparmio idrico per il nostro pianeta!