Valdobbiadene DOCG Superiore di Cartizze

Un nome, una garanzia: ecco cosa sapere sul Prosecco DOCG d'eccellenza!

Le città s’illuminano, il volume della musica cresce, il profumo si diffonde dalle cucine delle nonne: Natale sta arrivando!

Regali? Presi. Familiari? Invitati. E il vino per festeggiare? Non può mancare. Che ne dite di un bel prosecco, per un brindisi alle feste?

La “prima volta” del Prosecco

Il Prosecco è prima di tutto un vitigno, anche se da diversi anni dà il nome a una gran quantità di vini che usiamo, soprattutto, per festeggiare.

Può quindi essere coltivato in ogni parte del mondo, ma la zona compresa tra le colline di Conegliano Valdobbiadene è proprietaria del brevetto di coltivazione, nonché quella dove, a detta degli esperti, si produce il miglior prosecco al mondo.

La prima testimonianza che cita il vitigno risale al 1772, in occasione di un’assemblea dell’Accademia di Conegliano, istituita pochi anni prima proprio per proporre soluzioni sulla produzione vinicola. A introdurre il Prosecco fu Francesco Maria Malvolti, citandolo come uno dei vigneti coltivati nella zona, perciò è verosimile che fosse diffuso già da anni nelle colline del Valdobbiadene.

La zona di produzione

Uno dei migliori prosecchi da assaporare è il Superiore di Cartizze ed è a disposizione nei punti vendita Pam.

Deriva da un’area di 107 ettari che si estende tra alcune frazioni del comune di Valdobbiadene. La zona collinare si estende dai 200 ai 350 metri sul livello del mare e i vigneti godono di una diretta esposizione al sole verso sud. Dalle montagne arriva una costante brezza che mantiene le viti ben asciutte e lontane dall’umidità che potrebbe rovinare i raccolti.

Queste colline derivano dal sollevamento dei fondali marini avvenuto circa 5 milioni di anni fa. Ciò ha dato vita a un terreno argilloso, nel quale le radici della vite si inseriscono perfettamente e sfruttano la continua riserva d’acqua e di nutrienti. Le caratteristiche del vino dipendono anche dalla forte escursione termica che si registra in tale area collinare tra il giorno e la notte.

Nel 2009 è stata istituita la denominazione Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG sottozona Cartizze.

I metodi di preparazione

Dal 2009, quando è stata istituita la “DOC Prosecco”, si è resa necessaria una modifica al nome del vitigno: da Prosecco si è passati a Glera, per garantire la tutela delle denominazioni.

È proprio il vitigno Glera il protagonista del nostro “Superiore di Cartizze”, poiché rappresenta, come richiede il disciplinare, l’85% delle uve utilizzate per la produzione. Il restante 15% proviene da altri vitigni autorizzati dai regolamenti.

Nel mese di ottobre l’uva Glera raggiunge una completa maturazione, mostrando la maggior concentrazione di aromi e sapori. I produttori si affidano quindi a una vendemmia che potremmo definire “leggermente tardiva”, poiché si inserisce tra la tradizionale raccolta settembrina e la tardiva di inizio novembre.

Il passo successivo alla vendemmia consiste nella fermentazione in bianco liscio, tramite la quale viene eliminata quasi la totalità degli zuccheri presenti. A questo punto il vino viene lasciato riposare alle basse temperature invernali, per ottenere un liquido più limpido e privo di tartrati (principalmente sali di potassio).

Una volta che la “base” è stata ottenuta, bisogna realizzare lo spumante; banalmente diremmo che “bisogna aggiungere le bollicine”. Terminato l’inverno vengono aggiunti alla bevanda i lieviti selezionati, capaci di fermentare a pressioni elevate. Per ottenere tale pressione, e con essa le bollicine, bisogna aggiungere la quantità di zucchero adeguata. Lieviti e zucchero sono quindi i protagonisti della seconda fermentazione, quella che dà vita al Prosecco Superiore di Cartizze.

L’ultimo passaggio fondamentale da attuare prima di portare la bevanda sui nostri scaffali è lo spostamento dal fermentatore a un’altra autoclave, dalla quale il vino viene successivamente imbottigliato. Questa fase serve a eliminare i lieviti residui che si erano accumulati sul fondo del fermentatore.

Caratteristiche organolettiche

Tutto molto interessante, ma alla fine di che vino stiamo parlando?

È giallo paglierino, con bollicine quasi impercettibili alla vista, ma persistenti al gusto. Si distinguono aromi e profumi ampi e dolci, dalla mela alla pera, dall’albicocca agli agrumi e alla rosa, con un gradevole retrogusto di mandorle.

Dicono sia lo spumante perfetto per accompagnare il dolce. Sarà degno di stare al fianco del celebre panettone? Provare per credere.

Gli esperti ricordano che va servito tra 6 e 8 gradi: lasciarlo in balcone per qualche ora a ridosso del pranzo potrebbe essere la soluzione migliore.

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