Smartphone, computer, tablet, TV: studi scientifici dicono che gran parte delle persone trascorre in medie tra le otto e le dieci ore (c’è chi addirittura arriva alle quindici ore) davanti a uno schermo. Nello specifico: il 33% dalle 3 alle 5 ore, il 32% dalle 6 alle 9 ore e il 28% oltre le 10 ore.
La prolungata esposizione agli schermi digitali è accentuata dalla pratica sempre più diffusa di utilizzare contemporaneamente più dispositivi: smartphone e portatile (64%), smartphone e pc (56%), smartphone e tablet (50%). Una consuetudine che, tra continue messe a fuoco e cambi di intensità della luce, richiede costanti e rapidi adattamenti visivi, causando il cosiddetto stress accomodativo.
Per prenderci cura della nostra vista è utile fare delle pause. Una buona prassi è seguire la regola del 20-20: ogni venti minuti di lavoro al computer, distogliere lo sguardo per venti secondi, e rivolgerlo verso un punto distante.
Un altro rischio è la secchezza oculare: le palpebre si comportano come dei tergicristalli che spalmano il lubrificante naturalmente presente nell’occhio. Ma quando lavoriamo al computer i nostri occhi restano fissi su un punto, riducendo l’ammiccamento di ben tre volte.
Lo stesso succede quando siamo molto assorti nella lettura.
Cosa possiamo fare? Evitare gli ambienti troppo secchi: in questa stagione il riscaldamento tende a peggiorare la qualità dell’aria. Ricorriamo eventualmente a degli umidificatori, per la casa o per l’ufficio.
La luce blu degli schermi infine, potrebbe compromettere i ritmi naturali del sonno. Se si utilizzano questi apparecchi prima di andare a letto, rischiamo di alterare l’equilibrio naturale veglia-sonno, che è regolato dalla luce naturale. In sostanza, diventa più difficoltoso addormentarsi.
Per risolvere questo inconveniente, possiamo ovviamente evitare l’utilizzo di questi elettronici prima di andare a dormire, e nelle ore precedenti utilizzare il filtro per la luce blu in dotazione ormai su quasi tutti i dispositivi.