Sempre di più oggi si ricerca la purezza e si cerca di tornare indietro a un tempo dove tutto sembrava più genuino. Non è da meno il settore vitivinicolo, dove il fenomeno dei vini naturali, biologici e biodinamici è in crescita esponenziale. Circa il 7% delle coltivazioni italiane sono biologiche, ma ciò che lascia a volte perplessi è la mancanza di chiarezza nelle varie definizioni, per cui un consumatore non troppo esperto può facilmente sbagliare.
Cos’è un vino naturale?
Nell’immaginario collettivo è quello che viene fatto dal contadino, che pesta ancora l’uva con i piedi, mette il mosto in botti, fa travasi ad ogni luna e infine lo imbottiglia nei bottiglioni da 2 litri, vendendolo a poco prezzo perché fatto in casa.
Il vino biologico è simile a quello naturale, con la “supposizione” aggiunta che le uve siano state fertilizzate solo con concimi di origine naturale e non chimica.
Il vino biodinamico idem come sopra, ma con le bollicine.
Nella realtà non è proprio così, soprattutto perché il focus dell’interrogativo è sempre rivolto al risultato finale: il vino.Per poter avere i requisiti necessari a produrre un vino che sia effettivamente “naturale” o “biologico” o ancora “biodinamico”, quest’ultimo deve essere legato alle fasi naturali di sviluppo, maturazione e produzione.
Un
vino naturale, ovvero prodotto nel pieno rispetto dei i cicli naturali, sarà dato da vitigni autoctoni dall'uso di
lieviti cosiddetti indigeni. La vendemmia deve poi avvenire manualmente, e senza l’eccessivo uso di motori in vigna. La fermentazione sarà naturale, senza controllo delle temperature e senza azioni di chiarificazione o filtrazioni che alterino l’equilibrio del risultato finale. Quindi, nessuna sostanza estranea verrà addizionata al mosto, anche se la mancanza di una normativa vigente non impedisce l’uso dei
solfiti per prevenire ossidazioni o alterazioni batteriche.
Il
vino biologico aderisce a delle leggi promulgate con il
Regolamento Europeo 202/2012. Queste norme prevedono una riduzione delle pratiche chimiche sia in vigna (con l'eccezione dell'uso del verderame) che in cantina, intendendo l'uso di correttori di acidità, filtraggi o l'aggiunta di
solfiti o chiarificanti chimici. Al loro posto verranno adottate misure naturali contro gli attacchi di batteri, parassiti o insetti.
Arriviamo al vino biodinamico, che viene prodotto seguendo i dettami di Rudolf Steiner relativamente alle pratiche di coltivazione agricola biodinamica. Non c'è ancora una normativa a livello europeo che disciplini tali coltivazioni, ma si parla comunque di tecniche che seguono i ritmi della natura e che eliminano definitivamente l’uso di fitofarmaci, trattori e motori in vigna, attuando invece la pratica dei sovesci per concimare i terreni. Anche nel caso di coltivazioni biodinamiche è permesso l’uso dei solfiti, seppur in maniera contenuta.
Dopo questi chiarimenti, possiamo finalmente goderci un buon
bicchiere di vino. Cin Cin!