Ecco un piccolo elenco di curiosità sul vino da conoscere per fare sempre bella figura a pranzi, cene e degustazioni tra amici.
Perché 75 cl piuttosto che un litro? Ti sei già posto questa domanda prima e non hai saputo rispondere? Ecco svelato il mistero: colpa degli inglesi! Fin dall’inizio dei suoi traffici commerciali, l’Impero Britannico ha misurato il volume del vino in galloni imperiali (ogni gallone era pari a 4.5 litri). Ogni cassa conteneva due galloni, poi divisi in 12 bottiglie. Un’abitudine tutta british che si è diffusa nel mondo per rimanere.
Non è affatto una trascurabile questione di design, ma una necessità. Le bottiglie vengono conservate nelle cantine in posizione tale da consentire al vino di toccare sempre il tappo di sughero, mantenendolo così umido ed elastico e impedendo l’ingresso di ossigeno nella bottiglia.
Il vino rosso è ricco di enzimi antiossidanti, ma la salsa di soia ne ha dieci volte di più. Questo cosa ci dice? Non certo che inizieremo a sorseggiare salsa di soia, ma che ameremo entrambi per le loro differenze più preziose.
È il 1863, siamo a Parigi. Qui Angelo Mariani inventa una nuova bevanda alcolica che per un breve periodo spopola nella città dell’amore: un drink composto da un ardito mix di foglie di coca peruviana e vino Bordeaux. Viene lungamente commercializzata come rimedio alla depressione, alla spossatezza e persino al calo della libido. Elogiata persino da Papa Leo XIII, dalla regina Vittoria e da molti artisti dell’epoca tra cui Emile Zòla.
Ovviamente non è più considerato salutare sorbire estratto di foglie di coca, ma questa storia ne apre un’altra fatta di esperimenti ed imitazioni ad oggi molto note. In particolare entrerà a far parte nella nostra storia della convivialità una bevanda americana ideata da John Pemberton: la Coca-Cola. Pemberton esporterà infatti la sua particolare interpretazione del coca-wine negli States, ma in pieno di proibizionismo, cosa che gli imporrà di rimuovere dalla sua ricetta l’alcol… e non solo. Considerato il successo che ne deriverà, tutto sommato una bella fortuna!
Un’abitudine che ci portiamo dietro dall’antica Roma, quando non era affatto improbabile che un commensale non gradito o particolarmente arrabbiato avvelenasse i calici altrui. Brindare con forza consentiva al vino all’interno del proprio bicchiere di cadere dentro a quello altrui, mescolandovisi ed eventualmente contaminandolo. Questo gesto ha dunque significato fiducia e condivisione.
Anche questa è una storia di avvelenamenti, ma stavolta proviene dalle tavolate degli antichi Greci. L’ospite di un banchetto, per rassicurare i suoi commensali invitati che non sarebbero stati avvelenati, usava bere per primo dicendo a tutti “Alla salute”.
Sembra un suono cinese perché lo è: deriva per la precisione da “ch’ing ch’ing” ( ossia “prego, prego”), termine che i marinai inglesi dell’Impero Britannico, durante gli anni del fiorente commercio con la Cina, riportarono a casa come “chin chin”, trasformandolo in un saluto amichevole che tutta l’Europa adesso conosce.
In una delle sue pause dalla matematica e dalla filosofia, Pitagora ha inventato molte cose. Tra queste un calice molto particolare, fatto in modo tale che se riempito oltre un certo limite (dall’inventore ritenuto parsimonioso e ragionevole), il liquido colava via dal fondo.