C'è un insetto che fa più danni di Vaia

Pensavi che il cataclisma che ha sradicato milioni di alberi fosse abbastanza per le foreste alpine? Purtroppo pare non sia finita.

Molti di noi Vaia se la ricordano bene: raffiche di vento fino a 200km/h e 40 mila ettari di boschi distrutti non si scordano in soli quattro anni, né tantomeno si possono ignorare gli ettari di foresta abbattuti e non ancora del tutto sgomberati.

Oggi, nonostante le numerose iniziative di riforestazione - a cui Pam Panorama ha partecipato piantumando 600 nuovi alberi- la foresta si trova di fronte a un'altra grossa minaccia che sta danneggiando gravemente gli alberi rimasti in piedi.

Il colpevole si chiama bostrico, ed è un coleottero che scava gallerie sotto la corteccia e succhia la linfa dell'albero fino a farlo seccare.

Non si tratta di un insetto esotico come la fillossera: l'Ips typographus è sempre esistito sulle Alpi ed è conosciuto in particolare per la sua predilezione per gli abeti rossi; in condizioni normali contribuisce all'equilibrio della foresta, in quanto attacca le piante più deboli e crea spazio per la crescita di alberi più giovani. A trasformarlo in una vera e propria minaccia ecologica è stato il repentino e drastico cambiamento dell'ambiente circostante: la distesa di alberi sradicati e l'estate calda e siccitosa hanno fatto proliferare i coleotteri, che ora sono talmente numerosi che non si limitano più ai tronchi sradicati.

Quando il bostrico attacca un albero, scava sotto la sua corteccia fino a bloccare l'afflusso di linfa verso i rami: la chioma vira velocemente dal verde al marrone rossastro, come nel caso degli ulivi colpiti da xylella fastidiosa, e comincia a seccarsi. Sotto la corteccia, il bostrico depone le sue uova, da cui nascono le larve della nuova generazione, pronte per attaccare anche gli alberi vicini e così via.

La fase "epidemica" dell'infestazione da bostrico di solito raggiunge il picco dopo tre anni, e rientra spontaneamente dopo cinque o sei. A fine 2021, quindi al terzo anno di infestazione, si stimava un danno su circa settemila ettari di foresta e circa 3 milioni di metri cubi di legname.

Secondo le previsioni, entro il 2026 i danni del bostrico supereranno quelli provocati da Vaia, e si tradurranno in una perdita di circa 350 milioni di euro per la filiera del legno e in un rilascio di 11 milioni di tonnellate di CO2, a cui andranno aggiunte le tonnellate che prima venivano regolarmente assorbite da quegli alberi.

La minaccia del bostrico era già stata ampiamente prevista, ma purtroppo non è stato possibile prevenirla: normalmente si agisce rimuovendo per tempo gli alberi caduti e quelli infestati, ma in questo caso non è stato possibile a causa dell'estensione della foresta abbattuta, della densità degli alberi attaccati e infine della pendenza eccessiva di alcune porzioni di terreno. A peggiorare la situazione si sono aggiunte le estati eccezionalmente calde e siccitose, che hanno reso più vulnerabili gli alberi superstiti, e accelerato lo sviluppo delle larve.

Ora l'unica cosa che rimane da fare è aspettare che l'emergenza rientri, e nel frattempo progettare con cautela la riforestazione. Bisognerà tenere conto dei cambiamenti previsti nel prossimo futuro, scegliendo alberi più resistenti alla siccità, al bostrico e alle alte temperature... e nel frattempo cercare di arrestare l'emergenza climatica.