Da dove vengono i piccioni?

E perché le nostre città ne sono così piene?

"Queste creature chi può non amar?
Trepide attendon lassù
i piccoli al nido potranno sfamar
se qualcosa offri anche tu..."

Ascoltando questa canzone nel film Mary Poppins, probabilmente molti di noi si sono chiesti: "ma davvero qualcuno ama i piccioni?".
In effetti i volatili che popolano - o infestano, direbbe qualcuno - moltissime città europee non sono visti con molta simpatia da chi le abita. Viene anzi da chiedersi come ci siano arrivati e perché si ostinino a vivere tra i nostri tetti e cornicioni invece che starsene nei boschi con gli altri uccelli.

La risposta è piuttosto semplice: non ne sarebbero in grado.

Se osserviamo il comportamento dei piccioni ci accorgiamo subito che non è quello degli animali selvatici: non hanno paura di avvicinarsi alle persone, anzi, sanno mostrare una discreta sfacciataggine quando si tratta di rubare le briciole dai tavolini dei bar. Si tratta infatti di animali domestici inselvatichiti, ancora dipendenti dall'uomo e ormai privi di un proprio posto in natura. Dei "randagi", insomma, che continuano a cercare riparo e nutrimento nelle nostre città.

Ma in città chi ce li ha portati?

Una relazione molto antica

Tra i 5 e i 10 mila anni fa l'uomo prendeva confidenza con il regno animale e iniziava a selezionare le specie che gli erano più utili: i lupi più docili per farne animali da caccia e da compagnia, le pecore dal vello più abbondante per ottenere più lana e le vacche che fornivano più latte e carne per mangiare. Con il passaggio all'agricoltura fece lo stesso con il regno vegetale, scegliendo e facendo riprodurre le piante più interessanti dal punto di vista alimentare e officinale, prediligendo quelle che davano fioriture più abbondanti e frutti più ricchi di polpa.

L'agricoltura segnò anche la fine del nomadismo umano e fu proprio allora che iniziarono l'allevamento e la domesticazione dei colombi, continuatifino al secolo scorso. Anche in questo caso furono selezionate le caratteristiche più gradite, come la consistenza della carne, i colori del piumaggio e la capacità di orientarsi, generando così numerose razze.

Proprio a questo scopo erano dedicate le torri colombaie dei palazzi medievali. I piccioni erano una risorsa sia dal punto di vista alimentare che sportivo (il "tiro al piccione" era un vero spasso per la nobiltà del tempo) e il loro spiccato orientamento permetteva di inviare messaggi verso casa durante i viaggi più lunghi: riuscivano infatti a ritrovare la strada verso la voliera d'origine partendo da qualsiasi luogo.

In epoca comunale i centri di potere si spostarono dalle campagne alla città, dove furono costruite torri sempre più alte che fungevano sia da punti di avvistamento che da luoghi di allevamento e protezione per i colombi. Fu così che i piccioni ci seguirono in città, nidificando su cornicioni, torri e altri elementi architettonici che divennero sempre più in voga nel Rinascimento.

Nei secoli a seguire il rapporto tra uomo e piccioneandò via via raffreddandosi, complici i cambiamenti sociali, economici e produttivi della società. Le attività cui erano dediti i nobili non erano più compatibili con gli spazi di una città industrializzata, ormai territorio della classe operaia e degli imprenditori. I nobili si ritirarono verso le campagne, lasciando indietro i colombi, che continuarono ad abitare nelle città e nutrirsi di scarti. L'ultimo impiego di piccioni viaggiatori degno di nota fu durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, per inviare messaggi che non potessero essere captati dai nemici, ma nel nostro mondo globalizzato i nostri ex-amici volatili non sembrano più trovare uno spazio né come specie da allevamento né come semplici animali da compagnia.

Dissuasori e contromisure

Oggi i piccioni continuano a vivere in città, spesso additati come portatori di patologie e degrado. Rappresentano un effettivo problema per la conservazione dei monumenti, ma va ricordato che tutti gli animali sono potenziali portatori di malattie trasmissibili all'uomo e vanno sempre rispettate delle regole di buon senso nei nostri contatti con loro.

Oltre all'applicazione di dissuasori su statue e cornicioni, ogni comune valuta individualmente le misure da adottare. Una delle soluzioni più moderne ed efficaci, già sperimentata in alcune città di Francia e Svizzera, è l'allestimento di apposite colombaie nei parchi urbani, verso le quali i piccioni vengono indirizzati grazie all'installazione di dissuasori in altri spazi.La struttura permette di raccogliere le feci degli animali per usarli come fertilizzante, mentre la collaborazione con i veterinari consentedi controllare la diffusione di eventuali malattie e limitare la crescita delle popolazioni, andando a eliminare le uova dai nidi o sostituirle con uova finte.

Che sia l'inizio di un percorso di riconciliazione con i cari e vecchi colombi?