Una startup europea, chiamata Space Cargo Unlimited, si occupa di studiare gli effetti di microgravità e radiazioni presenti nell’orbita terrestre su diversi prodotti, processi produttivi e materiali.
La loro ultima spedizione ha trasportato dodici bottiglie di vino rosso alla Stazione Spaziale Internazionale. Purtroppo per gli astronauti, il carico non è per il loro consumo, ma per studiare come cambi l’invecchiamento del vino quando avviene nelle diverse condizioni. Dopo dodici mesi le bottiglie spaziali verranno confrontate con i campioni dello stesso vino a riposo sulla Terra: entrambi i lotti saranno conservati in bottiglie di vetro a temperatura costante, 18 gradi centigradi.
Un esperimento simile era stato condotto nel 2011 dalla distilleria Ardbeg, in associazione con un’altra azienda che conduce ricerche oltre le nuvole, NanoRacks. Erano stati inviati nello Spazio dei campioni di whiskey, e dopo tre anni erano stati confrontati con la stessa bevanda tenuta sulla Terra. I risultati erano stati “sorprendenti”, a detta della distilleria, con una notevole differenza nelle componenti organolettiche della bevanda.
Certamente questa supposta differenza di qualità sarà oggetto di studio e, senza dubbio, una bottiglia di “vino spaziale” potrebbe rappresentare una grande opportunità commerciale. Tuttavia questo esperimento si propone soprattutto di scoprire procedimenti da applicare per la conservazione del cibo: i ricercatori sostengono di ispirarsi al lavoro di Louis Pasteur. Quest’ultimo infatti ha sviluppato il metodo della pastorizzazione proprio a partire dalla fermentazione del vino, su richiesta di Napoleone III nel 1863.
Un altro risvolto positivo di questo esperimento, spera la NASA, è quello di attirare investimenti che potrebbero contribuire a sostenere i costi della stessa Stazione Spaziale Internazionale.
La NanoRacks e altre aziende come Space Tango, sperano di sviluppare nel futuro prossimo i propri laboratori-satelliti privati.