Nella mente di un bilingue

Perché è più facile imparare una seconda lingua da bambini che da adulti?

Bonjour, ¿qué tal?

Probabilmente nel nostro immaginario è così che parla un bilingue, una persona capace di comprendere e usare due lingue diverse. Come ci riesce?

Prima di addentrarci nella mente di un bilingue dobbiamo però capire che esistono vari tipi di bilinguismo in base al momento nel quale l’individuo viene a contatto con una lingua diversa dalla sua lingua madre.

Possiamo distinguerne tre:

  • Simultaneo: José ha 3 anni e si è appena trasferito con la famiglia dal Guatemala in Francia. I genitori gli hanno sempre parlato in spagnolo ma non avrà difficoltà ad apprendere in maniera simultanea anche il francese, la lingua parlata al di fuori del suo nucleo familiare.

  • Consecutivo: premettendo che non esiste un'età che distingua nettamente il bilingue simultaneo da quello consecutivo, la sorella di José, Maria-Luisa, ha 12 anni e ha iniziato a frequentare una scuola francese. Con la famiglia continua a parlare in spagnolo ma in classe e generalmente lontano da casa deve usare un’altra lingua.

  • Tardivo: i genitori di José e Maria-Luisa hanno circa 40 anni e apprendere il francese non è semplice come per i loro figli. Questo avviene perché nell'età adulta le capacità linguistiche sono già consolidate: i processi mentali utilizzati per apprendere un nuovo idioma variano dunque a seconda dell'epoca di introduzione della seconda lingua. I genitori dei bambini "filtreranno" la seconda lingua attraverso la lingua madre per poterla comprendere e usare.

Tutti e tre i bilingue in questione possono apprendere e usare una seconda lingua, acquisendone persino l’accento. Ma se guardiamo ai meccanismi cerebrali che si instaurano in ognuno di questi casi, noteremo non poche differenze.

L’emisfero sinistro è quello più analitico e matematico, mentre l’emisfero destro è maggiormente legato alle emozioni. Richiamando l’esempio di José, i bambini fino a 3 anni apprendono una seconda lingua utilizzando entrambi gli emisferi, diventando così capaci di esprimere emozioni attraverso due idiomi distinti. L’apprendimento di una seconda lingua in età adulta invece è lateralizzato, ossia coinvolte solo l’emisfero più analitico, portando il parlante ad avere un approccio più razionale all’idioma.

Se intorno agli ‘60 si pensava che i bambini bilingue facessero troppa fatica a distinguere due lingue, oggi si afferma che bilinguismo e multilinguismo rappresentano un vantaggio per il cervello. Tali fenomeni rafforzano infatti la corteccia prefrontale dorsolaterale, coinvolta in importanti funzioni cognitive come la memoria, l'attenzione, la pianificazione temporale e il linguaggio. Sita nel lobo frontale, quest’area cerebrale è responsabile delle scelte fatte e dei comportamenti assunti a seconda delle circostanze, anche in materia di comunicazione. Conoscere due o più lingue stimola dunque l’attività cerebrale, arrivando anche a ritardare l’insorgere di patologie come Alzheimer e demenza.

E anche se parlare, scrivere e comprendere più di una lingua non ci rende più intelligenti, farlo può rendere il nostro cervello più sano e attivo, indipendentemente dall’età in cui lo facciamo. Entonces, let’s try!