Occhio al tappo!

Di tappi per conservare e mantenere il vino ce ne sono tanti, diversi per materiale e struttura, usati ciascuno per un particolare prodotto. Leggi questo articolo per scoprire quanti tappi esistono e che vini custodiscono!

Una prima divisione è quella per materiale e quindi partiamo dal cosiddetto “re dei tappi”, quello in sughero. Questo è un materiale impermeabile, dotato di una buona morbidezza, resistente e leggero, che permette una perfetta micro ossigenazione del vino nella fase di affinamento in bottiglia.

Risalenti al V secolo a.C. e diffusisi poi nel corso dell’Ottocento, i tappi in sughero possono essere di varie forme e consistenze. C’è il classico tappo a fungo che, con un diametro superiore alla misura del collo della bottiglia, ha bisogno di essere compresso prima di essere inserito per circa metà della lunghezza. La parte che resta fuori dalla bottiglia (la testa del fungo) viene poi ricoperta dalla gabbietta, bloccando il tappo ed impedendo all’anidride carbonica presente nel vino di fuoriuscire. Il secondo tipo di tappo in sughero è quello che troviamo a chiusura di vini bianchi e rossi fermi. Ha generalmente forma cilindrica, un diametro simile al collo della bottiglia e a seconda dell’importanza del vino potrà essere di sughero massiccio o naturale monopezzo. Viene inserito meccanicamente ed è ricoperto di speciali colle che ne facilitano l’adesione al collo della bottiglia.

I vini giovani e di pronta beva sono spesso chiusi con tappi sintetici sterili, che garantiscono massima protezione e non possono essere aggrediti da muffe. Esistono anche dei tappi sintetici con membrane interne che imitano la porosità dei tappi in sughero, anche se non con gli stessi risultati nel tempo.

Diverse aziende scelgono di utilizzare per le proprie bottiglie i tappi in vetro, molto eleganti e d’effetto. D’altra parte il vino viene conservato nelle bottiglie di vetro, quindi perché non usare lo stesso materiale per chiuderlo? Questi tappi non si rovinano nel tempo, poiché la capsula in alluminio protegge il vino da un’eventuale ossidazione. Stapparli è facile e possono essere anche riutilizzati e riciclati.

Se una volta il tappo a vite era sinonimo di vino mediocre, oggi viene utilizzato con ottimi risultati in tutto il mondo. Alcuni consorzi stanno addirittura procedendo con la modifica dei disciplinari per consentire la tappatura a vite anche a vini più pregiati.

Il tappo a corona è più utilizzato per chiudere le bottiglie di birra, ma viene usato anche in ambito enologico per la chiusura di Champagne e/o Metodo Classico nella fase di seconda fermentazione, in cui con la capsula di plastica posta a testa in giù raccoglie le fecce e i lieviti esausti prima della sboccatura, momento in cui viene inserito il classico tappo in sughero.

Sicuramente stappare uno Spumante facendo volare il tappo o estrarre lentamente il sughero da un rosso d’annata ha il suo fascino, ma anche le alternative – più pratiche e moderne – possono sorprenderci!