Quando l'acqua "fiorisce"

Hai mai sentito parlare di fioritura dell’acqua? Ti spieghiamo cos’è in questo articolo.

Il termine water bloom, in italiano eutrofizzazione, indica un fenomeno diffuso in tutto il mondo, che avviene solitamente alla fine dell’estate e in primavera. In questo periodo, quando le ore di luce superano quelle di buio e la temperatura si aggira attorno ai 25°C, sulla superficie di laghi, fiumi e talvolta anche mari possono affiorare colonie di piccoli microrganismi vegetali.

Questi si nutrono di nitrogeno e fosforo, sostanze che dai terreni coltivati raggiungono l’acqua tramite le piogge. Una volta compiuta la fotosintesi, questo insieme di microrganismi “fiorisce” sulla superficie dell’acqua, alterandone il colore e la trasparenza.

Se il fenomeno si verifica solo due volte l’anno, ha un impatto benefico sull’ecosistema acquatico, poiché fornisce nutrimento ad esemplari come pesci, rane, lumache e insetti. Ma quando intervengono fattori esterni come il cambiamento climatico e l’inquinamento idrico, possono svilupparsi in maniera incontrollata e arrivare a ridurre l'ossigenazione dell'acqua, impedire ai raggi solari di penetrare la superficie dell'acqua e liberare sostanze nocive causando la morte della vegetazione e della fauna acquatiche.

Paesi come l’Ucraina, la cui superficie nazionale è destinata ad allevamenti e coltivazioni intensive per oltre il 70%, sono i principali responsabili del continuo water bloom nel Mar Nero. I fertilizzanti utilizzati finiscono infatti in grande quantità nelle falde acquifere, dalle quali confluiscono poi in fiumi e bacini idrici, contribuendo alla formazione di fitoplancton. Questi si nutriranno e viaggeranno fino a raggiungere il Mar Nero, dove potranno verificarsi fioriture di fitoplancton ancora più ampie.

Un uso responsabile di fertilizzanti da parte dei coltivatori sembrerebbe l’opzione più valida per arginare il fenomeno del water bloom, ma anche per evitare di sprecare sostanze nutritive e ridurre l’inquinamento delle acque.

Oggi, tuttavia, si fa ricorso anche a tecnologie più avanzate: la compagnia olandese LG Sonic, impegnata da oltre 10 anni nel trattamento del fenomeno, sfrutta degli ultrasuoni emessi a frequenze diverse a seconda della tipologia di alghe e delle caratteristiche dall’acqua, prevenendo nuove fioriture e regolando i livelli di Ph senza nuocere all’ecosistema.