“Mangia maccheroni” dicevano, etichettandoci come quei fannulloni che non fanno altro che mangiare pasta. A quanto pare i “macaroni” (per dirlo all’americana) piacevano già all’epoca, ma l’invidia porta a dire il contrario di ciò che si pensa. L’Italia è ancora leader mondiale nella produzione di pasta con 3.4 milioni di tonnellate annue, di cui il 58% finisce nei mercati esteri. Buoni i maccheroni, vero?
Celebriamo oggi il ventiduesimo anniversario del World Pasta Day, una manifestazione ideata e curata daUnione Italiana FoodeIPO (International Pasta Organization).
Torniamo per un attimo con i piedi per terra: la pasta è nata in Italia, è vero, precisamente in Sicilia, ma da un popolo dominatore dell’isola all’epoca: gli arabi.Dalla Sicilia si è poi diffusa in tutta la Penisola passando prima di tutto per le altre zone di dominazione araba, per poi evolversi secolo dopo secolo fino a diventare uno dei prodotti più consumati al mondo.
La leggenda di Marco Polo: ora possiamo tornare all’attacco. Circola questa convinzione che la pasta sarebbe arrivata in Italia grazie a Marco Polo, al suo rientro dalla Cina dove aveva conosciuto gli spaghetti cinesi. Risposta: Verba volant, scripta manent. Il 2 febbraio 1279 il notaio genovese Ugolino Scarpa, nell'inventario dei beni lasciati dal milite Ponzio Bastone, registrava un "barisella plena de macaronis” (Una cesta piena di maccheroni). Marco Polo fece ritorno dall’Asia soltanto 16 anni più tardi, nel 1295.
Il caso Gragnano: "Ogni 'mpastata deve essere al massimo di 50-60 chilogrammi. L'impasto deve essere trammiato (lavorato) nella gramola, mossa da due lavorieri gramolisti con una stanga a forma di mestolo. Quando dietro parere e assaggio dello 'mpastatore l'impasto e bene amalgamato, viene immesso nello 'ngiegno, l'arnese formaso da grosse assi di quercia (il torchio)”. Ecco a voi il testo Sacro dei pastai di Gragnano, un paese a pochi passi dalla costiera amalfitana. Il manuale è stato ritrovato recentemente e risale al 1500: una testimonianza della tradizione secolare del paesino campano. Oggi a Gragnano si producono 180mila tonnellate all’anno di pasta, con più di mille addetti impegnati nella lavorazione.
Una giornata per celebrare il prodotto simbolo della tradizione culinaria italiana, un piatto che negli ultimi quindici anni è cresciuto a dismisura, passando dai 9 milioni di tonnellate prodotti in tutto il mondo a ben 15 milioni.
Il World Pasta Day 2019 può essere la risposta al già citato Manifesto futurista: il tema proposto dagli organizzatori ruotava attorno alla domanda “Come sarà la pasta fra 30 anni?”, a dimostrazione del fatto che la pasta non spinge a guardare al passato, bensì punta al futuro in modo sempre più innovativo.
Dopo un ampio confronto tra istituzioni, ristoratori, chef e “pasta lovers”, sono state tracciate ben 6 tendenze che caratterizzeranno il consumo del prezioso alimento:
Io mangio classico: nulla è più classico della pasta al pomodoro (la “pastasciutta”). I più giovani l’hanno già identificata come il piatto del futuro, capace di riunire tutte le culture per la sua semplicità. Abita le tavole mediterranee solo da un paio di secoli (abbiamo parlato della sua storia in questo articolo), ma secondo gli esperti continuerà a dominare anche nel lontano 2050.
Io mangio etico: l’onda green investirà anche la pasta. Si vedranno sempre più condimenti provenienti dall’orto, biologici e amici dell’ambiente. Carbonara, amatriciana e altre famose ricette lasceranno nei prossimi anni spazio a nuovi abbinamenti più sostenibili.
Io mangio globale: La versatilità della pasta è la qualità che le ha permesso di entrare nelle diete di tutto il pianeta. La contaminazione tra i "maccheroni" e gli alimenti tipici dei vari popoli sarà sempre più ampia.
Io mangio diverso: Oggi abbiamo a disposizione diverse varietà di pasta, che fino a pochi decenni fa non venivano neanche prese in considerazione. Possiamo provare la pasta di ceci, di piselli, di kamut, integrale, di farro; l’elenco è ancora lungo. Bene, secondo gli esperti, si porterà avanti una continua evoluzione, iniziata già in parte in questi anni. Basti pensare al gruppo Barilla, che ha già iniziato a produrre pasta utilizzando la tecnologia 3D.
Io mangio semplice: stop alla “pasta come condimento”. Molte persone amano cucinare la pasta insieme a un mix di prodotti, che alla fine sovrastano quello che dovrebbe essere l’alimento principale del piatto. Si tenderà a ridurre, se non a eliminare questa usanza, mirando a piatti più elementari e espressi, che nello stesso tempo risulteranno più salutari.
Io mangio consapevole: l’ultima tendenza risulta quasi un appello ai produttori: rendere sempre più accessibili le informazioni su come la pasta viene realizzata. Bisogna rimarcare l’esigenza a collaborare nella prevenzione del pianeta, servendosi di metodi di produzione sempre più sicuri e sostenibili.
Seguendo queste linee guida, gli chef di tutto il mondo che hanno aderito all’iniziativa hanno proposto nei propri ristoranti le ricette più svariate, raccogliendo un notevole successo.Sicuramente le iniziative con protagonista la pasta andranno avanti negli anni, poiché i dati parlano chiaro: il mercato di questo prodotto non ha intenzione di fermarsi, anzi vuole continuare a crescere nonostante la posizione che già occupa nel mondo gastronomico.
Avendo radici storiche così antiche, è difficile individuare un giorno preciso per celebrarne la nascita. Il 25 ottobre proposto dalle grandi istituzioni del settore può essere la giornata in cui, ogni anno, facciamo simbolicamente gli auguri di buon compleanno alla pasta: il prodotto che ci rende fieri e orgogliosi della nostra cultura culinaria.
Si può cucinare la pasta a fuoco spento? Scoprilo!