Si chiama Italian Grape Ale ed è il primo stile brassicolo italiano ad essere (parzialmente) riconosciuto dal Beer Judge Certification Program, l’organizzazione mondiale che, tra le altre cose, definisce le linee guida della classificazione delle birre.
Al momento la Italian Grape Ale è considerata uno “stile locale”, non ufficialmente inserito nelle linee guide stilistiche ma considerato importante geograficamente.
Si tratta di una birra ad alta fermentazione che prevede l’aggiunta di uva, sia come frutto al naturale o vinaccia sia come mosto. L’uva può essere impiegata in diverse fasi del processo di produzione, solitamente durante la bollitura, la fermentazione o il condizionamento.
Il tasso alcolico è molto variabile, andando dal 4 al 10%, e anche il colore può presentare una gamma di sfumature: le linee guida, non trattandosi di uno stile brassicolo ufficiale, permettono un grande margine di libertà ai mastri birrai.
Chiaramente devono essere presenti le note aromatiche dell’uva, che si accompagnano a un uso moderato della luppolatura.
Il merito principale va al birrificio sardo Barley, che nella sua birra BB10 ha impiegato la sapa (il mosto cotto) di Cannonau, l’uva tipica locale.
Un’innovazione che conferisce alla birra il sapore di una grande arte italiana: quella del vino!