Cosa succede quando mettiamo il sale in acqua? Si scioglie.
E se mettiamo dell’olio in acqua? Si separano.
E se scuotiamo il contenitore con olio e acqua? Si forma un’emulsione con tante goccioline d’olio che fluttuano nell’acqua. Lasciando poi il contenitore a riposo, queste due parti torneranno a separarsi.
Non sarebbe fantastico se trovassimo un modo per unire queste qualità? Ecco a voi il sapone!
Il sapone è un sale alcalino che si forma unendo un grasso (vegetale o animale) e una base forte (come la soda caustica). Queste due componenti subiscono una idrolisi alcalina, reazione da cui si ottengono un sapone e del glicerolo.
Il sapone è per definizione un sale alcalino di sodio o di potassio. Il pH del sapone, infatti, è per forza tra 8 e 10, quindi basico.
Le molecole di sapone si possono definire anfipatiche. Sono cioè formate da una testa idrofila, derivata dai sali, che tende a cercare il contatto con l’acqua, e una coda idrofoba derivata dai grassi, che invece ne viene respinta (come farebbe, appunto, l’olio).
A contatto con l’acqua le molecole di sapone si uniscono a formare tante piccole sfere, con la parte idrofoba ben protetta all’interno. In questo modo lo sporco vi viene inglobato e, al risciacquo, se ne va insieme a tutto il resto.
Il sapone non può avere un pH neutro: se cercassimo di aumentare l’acidità dei componenti, infatti, semplicemente la saponificazione non avverrebbe.
Quelli che chiamiamo “saponi neutri” in realtà sono miscele di tensioattivi, agenti schiumogeni e regolatori del pH, appositamente formulati per detergere senza danneggiare la pelle o i tessuti.
Avete mai notato che, lavando i panni con il sapone di Marsiglia, questi tendono ad ingrigire e restare più rigidi?
Succede perché i sali del sapone reagiscono con gli ioni di calcio e magnesio presenti nell'acqua, depositandosi sui tessuti e sulle pareti delle tubature.Queste attirano la polvere, che ingrigisce i colori, e aumentano le cariche elettrostatiche tra le maglie, rendendo la stoffa più dura.
I detersivi hanno una formulazione più neutra del sapone e agiscono sullo sporco senza però appesantire troppo i capi. Gli ammorbidenti, invece, sono acidi e catturano gli ioni negativi, rendendo gli abiti più morbidi e luminosi.
Unghie e capelli sono formati da cheratina, una proteina che compone anche gli strati superficiali della pelle. Per rimanere intatta richiede un ambiente leggermente acido, con un pH di circa 5,5, ricreato normalmente dagli shampoo e dai detergenti per viso e pelli sensibili.
Quando ci vediamo la pelle e i capelli “unti” si tratta dell’effetto del sebo, una sostanza grassa prodotta dalle nostre ghiandole con una funzione protettiva.
Per la sua capacità di catturare i grassi il sapone rimuove il sebo, ma, intacca anche il film idrolipidico che ricopre la pelle rendendola più vulnerabile e secca e danneggia la cheratina.
Oltre a danneggiare pelle e capelli rischiamo anche di ottenere un effetto rebound: le ghiandole, infatti, saranno stimolate ad aumentare la produzione di sebo, rendendo pelle e capelli ancora più unti, innescando un circolo vizioso.
Il sapone va bene per lavare le mani, normalmente più a contatto con batteri e sporcizia rispetto al viso. In caso di pelle particolarmente secca, però, meglio passare a composti meno aggressivi. Quando facciamo il bucato, il sapone di Marsiglia aiuta a pretrattare le macchie, a patto che si strofini bene la superficie da pulire.
Per tutto il resto è meglio puntare su detergenti appositamente formulati: detersivi per gli abiti, shampoo per i capelli e latte detergente per il viso.
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