Ingiustamente considerato il parente meno nobile del vino rosso e del vino bianco, se non addirittura il risultato di un cattivo incrocio tra i due, il vino rosato ha in realtà una sua propria storia e una specifica modalità di produzione altrettanto affascinante.
La leggenda narra che la nascita del vino rosato sarebbe stata casuale, ad opera del prete furbastro di un piccolo villaggio veronese.
Si supponeva che il curato vivesse dei ricavi del proprio orticello, nel quale coltivava le verdure per cibarsi e la vite necessaria alla produzione del vino celebrativo della messa. In verità, però, trascurava il suo minuto appezzamento, godendo perlopiù della generosità dei fedeli. Questi ultimi, stanchi della sua pigrizia, iniziarono col donare quantitativi sempre minori di cibo e di vino.
Ritrovatosi dunque improvvisamente sprovvisto di vino per celebrare la messa, il prete si intrufolò nella cantina del villaggio, perforò una delle prime botti disponibili e versò il liquido in un recipiente. Le vinacce all’interno erano però rimaste a contatto con il mosto solo per poche ore e il vino, non avendo ancora iniziato la fermentazione, risultava di colore assai insolito: era appena rosato.
Scoperto l’inganno, la creatività dei viticoltori si scatenò, dando inizio a una fortunata produzione di diversi vini rosè.
Si tratta di una leggenda graziosa ma, a detta degli studiosi della materia, infondata. La vera storia del vino rosato colloca in Francia il suo luogo d’origine, dove tutt’oggi gode di tale considerazione da essere il vino delle feste invernali per eccellenza. Nel corso del XX secolo, i metodi di produzione del rosato si diffusero anche in Italia.
Ilrosèha oggi conquistato una suaprecisa collocazione sul mercato nazionale e le tecniche per produrlo si sono affinate sempre di più.
Confermiamo infatti che il vino rosato non è né il risultato di un’audace miscelazione di vino bianco e rosso (pratica tra l’altro vietata per legge), né una versione più economica di uno dei due vini. È il prodotto di uve a bacca rossa vinificate in bianco, ovvero con un tempo di macerazione molto breve.
Cosa significa? Per creare un vino rosato le bucce di uva rossa vengono lasciate macerare nel mosto per un tempo molto ridotto: non per 15 giorni circa, come nel caso della vinificazione in rosso, ma per appena poche ore, al massimo 24-48. Il colore del vino dipende proprio dalla durata del tempo di macerazione.
Ovviamente non tutte le uve sono adatte alla produzione di questo vino: le più indicate sono poco colorate, né acerbe né troppo zuccherine, a buccia non tannica. Queste varietà sono speciali e rare in natura, motivo per il quale vengono solitamente vinificate in purezza per non perdere la loro tipicità. Un buon rosato al palato risulta sapido come un vino bianco e con la compostezza di un vino rosso.
Il colore del rosato può variare da un rosa tenue al rosa chiaretto, ma tutti i rosè hanno in comune un dettaglio affatto trascurabile: non vanno invecchiati, altrimenti il loro colore virerebbe verso sfumature giallognole e il sapore risulterebbe marsalato.
Indubbiamente, chi ama il vino rosato cerca aromi soavi e freschezza. Per questo la delicata vinificazione è costantemente sottoposta ad analisi del colore e la breve maturazione avviene in contenitori di acciaio, poiché il legno infonderebbe nella bevanda caratteristiche organolettiche molto diverse dalle quelle ricercate.