Nella loro irruenza e imprevedibilità, fenomeni naturali come eruzioni e colate laviche hanno dato vita a un substrato terrestre prezioso per l’agricoltura e, in particolare, per il settore vitivinicolo. Terreni sabbiosi e permeabili fanno maturare uve di grande qualità, dalle quali si ottengono vini unici, caratterizzati da un sapore fresco e molto minerale. Signore e signori, ha inizio il viaggio alla scoperta dei vini vulcanici.
Definiti uno dei trend degli ultimi anni accanto agli orange wines, i vini vulcanici sono un prodotto d’eccellenza per il quale l’Italia è conosciuta e apprezzata nel mondo sin dai tempi più antichi. Basti pensare alla tradizione enoica millenaria dei Campi Flegrei, oppure a come molti produttori stranieri abbiano scelto di spostare parte delle proprie produzioni proprio nella zona etnea.
Il punto di riferimento per la coltivazione e la produzione di vini vulcanici è senza dubbio l’Etna, peraltro una delle poche zone i cui vigneti hanno resistito alla fillossera.I terreni di queste zone sono particolarmente minerali e acidi, in grado di conferire al vino caratteristiche inimitabili, ben riconoscibili all’olfatto e al gusto. Dal punto di vista chimico, i terreni vulcanici sono in possesso del cosiddetto “potere tampone”: il sale presente in questi terreni tampona l’acidità, conferendo alle uve e poi al vino dolcezza ed equilibrio. Oltre alla zona etnea, un altro importante centro di produzione di vini vulcanici è, non a caso, nelle isole Eolie. Risalendo lo stivale si incontrano i centri di Campania (con i vitigni Fiano e Greco), Tuscia (Orvieto e Montefiascone), Basilicata (nell’area geografica del Vulture), Veneto e Alto Piemonte.
Benché un suolo così ricco di fosforo, magnesio e potassio risulti ideale per la produzione di vini bianchi e rosati (come il Nerello Mascalese), è possibile sorseggiare anche ottimi vini vulcanici rossi. Al gusto si presentano fruttati e dolci, spesso con tocco floreale, ma la loro naturale sapidità dona loro un retrogusto ferroso, che richiama alla mente i luoghi da cui provengono. Si tratta comunque di vini molto freschi e di grande mineralità, altamente bevibili e che, attraverso l’invecchiamento, acquistano un gusto sempre più complesso e ricco.
In Italia i terreni vulcanici non sono tutti uguali: la loro composizione varia a seconda dell’attività geologica del luogo e con essa il terroir. Dalle manifestazioni di tipo esplosivo nascono solitamente suoli leggeri e astrutturati, dove pomici e ceneri possono nel tempo consolidarsi e – come avvenuto in Tuscia – trasformarsi in tufi. Questi a loro volta potranno degradare in suoli sabbiosi, grossolani e minerali, proprio come nella zona di Frascati. Le colate di lava raffreddate generano invece terreni più scuri e superficiali, particolarmente argillosi come quelli dei Lessini e Soave.
La geologia del suolo incide inevitabilmente sulle colture e sulla vegetazione. Un terreno nato a seguito di fenomeni indomiti e imprevedibili come quelli vulcanici, è l’unico, infatti, a poter dar vita a un vino complesso, dal gusto spesso agrumato ma dal sentore sulfureo.